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Mentire con le statistiche


Il senso dei numeri
È sano dubitare delle statistiche


Versione un po’ abbreviata di un articolo
su nòvaIl Sole 24 Ore – 30 agosto 2007



Nove famiglie italiane su dieci hanno libri in casa. L’italiano medio si lava i denti 1,6 volte al giorno. La città con più omicidi è Bari. Tra queste tre statistiche una è inventata. Quale? E soprattutto quale strumento cognitivo hai, cero lettore, per indicarla?

Queste domande diventano cruciali di fronte al crescente bombardamento di dati e informazioni. L’esplosione della quantità non significa affatto incremento della qualità delle statistiche disponibili. Anzi, la mole di fuffa ingannevole tende a espandersi più vorticosamente che mai. E, ancor peggio, viene accreditata dai media, che sono sempre a caccia di notizie sensazionali e in cui la cultura statistica non è superiore alla media della popolazione. Cioè è assai modesta.

Tornando alle statistiche presentate all’inizio, intuito e buon senso diabolicamente convergono nel puntare l’indice sulla prima. Infatti, tutti sanno che gli italiani leggono poco. Inoltre, è noto che la criminalità nel mezzogiorno è più diffusa e Bari, dove opera come nel resto della Puglia un’organizzazione di tipo mafioso (la sacra corona unita) ha tutti i requisiti per essere eletta reginetta di questa triste graduatoria. Infine, l’indicazione di igiene orale è così precisa che non può che essere il risultato di uno studio serio e approfondito della questione. Eppure, è proprio quest’ultima che ho inventato di sana pianta.

La morale è che bisogna sempre dare una seconda occhiata ai dati e porsi una serie di interrogativi quando ci vengono presentati, mettendo da parte i nostri preconcetti e armandoci di un po’ di pazienza. Questi interrogativi sono stati spiegati già più di trent’anni fa in un libro How to lie with statistics, tradotto solo nel 2007 in italiano con il titolo Mentire con le statistiche, M&A, 15 euro, http://gandalf.it/htlws, dove trovate anche ghiotte citazioni su e attorno alle statistiche.

Bisogna sempre anzitutto chiedersi come è costruito un numero. Se cioè è stato ricavato da un insieme (universo) significativo; se voglio misurare l’altezza degli italiani non considero la popolazione residente, che comprende anche i cittadini stranieri.

Se il campione è abbastanza grande, casuale e non distorto. Per esempio i sondaggi fatti sull’internet non sono corretti, perché risponde chi vuole all’interno di una piccola fetta già preselezionata della popolazione, quella dei navigatori della rete, e i loro risultati non hanno alcun valore scientifico. [Sono altrettanto deformati i “sondaggi” fra i lettori di un giornale, o fra gli spettatori di un programma televisivo, o in qualsiasi ambito “particolare” e perciò non “rappresentativo”, come in vari esempi citati in Mentire con le statistiche – n.d.r.].

Se vengono letti correttamente; per esempio si può dire che un italiano su dieci è da considerare povero, oppure che nove su dieci non lo sono. E come vengono presentati: un grafico può essere disegnato in tanti modi, che accentuano un dato o ne nascondono un altro. [Vedi il capitolo 5 di Mentire con le statistiche – n.d.r.].

Oppure possono essere evidenziate relazioni false (e quanto spesso accade di leggerne sui giornali): per esempio, quando c’è un incidente aereo muoiono molte persone e tutti pensano che volare sia meno sicuro che viaggiare in auto, mentre è vero esattamente l’opposto se si considera il rapporto fra vittime di incidenti e numero di viaggiatori.

Molte delle statistiche che ci vengono presentate non sono affatto disinteressate: i politici vogliono promuovere l’azione del loro governo (o fare il contrario quando sono all’opposizione); le imprese cercano di venderci prodotti. [Ci sono anche parecchi altri motivi per cui i dati possono essere deformati, come è spiegato nel libro, con molti chiari esempi – n.d.r.].

Perciò dubitare delle statistiche è sano. Non perché non siano utili; anzi, sono indispensabili per orientarci nella realtà e farci prendere le decisioni migliori. Ma per come spesso vengono costruite e ancor più presentate.


Luca Paolazzi





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