Rosa dei venti

I Garbugli della Rete - 12
maggio 1997

L’idoru, la cometa,
i marziani e noi

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Quando uscirà questo “garbuglio”, della cometa Hale-Bopp si occuperanno solo gli astronomi – e si sarà spenta, nei grandi mezzi di informazione, l’ondata di chiacchiere provocata dal suicidio collettivo di una setta in California che aspettava l’arrivo di “extraterrestri” nella coda di quella cometa. Meglio così: perché si ragiona più lucidamente a mente fredda.

Quasi un anno fa, nella prima di queste paginette, parlavo del rumore confuso, della curiosa mescolanza di fascino e di paure che circonda la rete. Il tempo passa, le discussioni abbondano, si cominciano (per fortuna) ad ascoltare e leggere ragionamenti più sereni. Ma la mistificazione non è finita.

Abbiamo letto articoli seri e documentati, cronache esaurienti, commenti misurati sulle sette suicide ­ di cui il recente episodio californiano non è certo il primo esempio. Ma anche un’infinità di sciocchezze. Quella setta esisteva da più di vent’anni. Solo recentemente alcuni dei suoi adepti si erano messi a offrire servizi tecnici in rete per contribuire al finanziamento dell’organizzazione. Se avessero avuto un allevamento di polli, probabilmente nessuno li avrebbe chiamati “adoratori delle galline”.

Ma quando c’è di mezzo l’internet... apriti cielo. “Tuttologi” di ogni specie si sono precipitati a fare le più bizzarre deduzioni sulla rete come nuova, satanica religione ... e (quel che è peggio) hanno trovato grandi, e presunti seri, quotidiani disposti a pubblicare con grande evidenza le loro farneticanti teorie.

Se chi teme la rete, con luddistica diffidenza, continua a spargere voci terroristiche, non giovano a una sana cultura telematica neppure altri che ne lodano con fanatica esagerazione gli aspetti meno umani e comprensibili. Per esempio la notizia di un’idoru, una cantante digitale che pare abbia molta popolarità in Giappone, è apparsa in prima pagina sui giornali come se si trattasse di chissà quale sconvolgente novità.

Che cosa c’è di nuovo? Nulla. È stata usata una tecnica elettronica per fare qualcosa che l’umanità sta facendo fin dalle sue più lontane origini. Ci sono sempre stati idoli e totem, giocattoli e marionette. Le bambole hanno nomi e personalità. I personaggi della Commedia dell’Arte, Pulcinella, Arlecchino, Colombina, Balanzone... sono persone con un’identità precisa. E così gli eroi del Teatro dei Pupi; e Pinocchio, Paperino, il Gabibbo, Jessica Rabbit...

Quando parlo di Curzio Maltese (secondo me uno dei più brillanti giornalisti italiani) spesso mi sento rispondere «guarda che si chiama Corto».. Un personaggio dei fumetti è più reale, nella mente di molte persone, di un uomo in carne e ossa.

E poi... c’è quella cultura elitistica, nata ai tempi in cui la rete era il privilegio di pochi pionieri. Non parlo del gergo che abbiamo ereditato dai newsgroup Usenet, perché spesso è spiritoso e divertente: spero che sopravviva. Non parlo della netiquette, perché contiene molta saggezza e sarebbe una buona idea se tutti imparassimo a seguirla. Ma c’è un certo mondo un po’ oscuro e iniziatico, che davvero sembra una “setta” (innocua e non violenta) e può accendere i sospetti di chi non ha pratica della rete, o non la vede con simpatia.

Quando ero un novellino nella rete, guardavo con grande rispetto chi ne sapeva più di me. E ho trovato ottimi maestri.

Guardavo con la stessa reverenza quel particolare filone culturale che gira intorno a parole come “ciber” e “punk”. Ma più li conosco, più mi deludono. Blade Runner è un ottimo film, ma non è quello il mondo in cui viviamo. E così tante altre opere che formano il “credo” di quella che, secondo me, è una pseudocultura.

Alcuni dei loro ragionamenti non sono privi di valore. Ma gran parte di quella cultura è una moda ormai vecchia; spesso nasconde sotto ragionamenti astrusi un pensiero superficiale... che somiglia davvero alle elucubrazioni di un certo genere di “sette”. Infatti spesso queste correnti si ribellano quando si parla di trasparenza, quando si vuole combattere davvero contro censura e repressione. Perché sono un po’ masochisti... vogliono sentirsi repressi, vogliono essere underground. Spesso forniscono argomenti (anche se ingiustificati) a chi diffida della rete a la vorrebbe reprimere.

Insomma c’è un’alleanza, di fatto se non intenzionale, fra i nemici della rete e una certa specie di suoi apologeti.

La stragrande maggioranza delle persone che vivono in rete è estranea agli uni e a gli altri. Mi confortano molto i (numerosi) messaggi che ricevo da lettori e lettrici di questi garbugli. Quasi senza eccezione, confermano un’umanità viva, attenta al dialogo e allo scambio; una ricchezza di idee e di incontri personali. Questa, per me, è la vera identità della rete.



Nota:  La fantascienza è un genere letterario interessante, che comprende parecche opere di notevole qualità. E non sono prive di interesse le ipotesi di “scenari possibili” basati su tencologie esistenti, o sperimentali, o ipotetiche. Ma è importante capire che non si tratta della realtà in cui viviamo – né di “profezie” che siano in grado di descrivere un imminente, o remoto, futuro.



 

   
 
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  aprile 1997
 



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