Rosa dei venti

I Garbugli della Rete - 5
novembre 1996

Pochi numeri
e tanta confusione

 
 
 
 

Sembra che quando si tratta dell’internet tutti stiano “dando i numeri”. Si parla di “crescita esponenziale”; ma non si sa che cosa voglia dire. Per esempio “fonti autorevoli” affermano che gli “utenti internet” nel mondo erano 25 milioni nel 1994 e il numero cresce del 15 per cento al mese. Se fosse vero, oggi ci sarebbero oltre 700 milioni di persone collegate alla rete; più di un miliardo all’inizio del prossimo anno. Nei primi mesi del 1998 il numero supererebbe la popolazione del globo.

Definire il concetto di “utente” è difficile; ma qualche numeretto su cui lavorare ci dovrebbe essere. Invece se ne trovano pochi, e spesso contradditori, perfino negli Stati Uniti. Uno studioso che chiameremo Professor Stimabile sta svolgendo una ricerca in Italia. Neanche lui sa quanto sarà attendibile. Mi ha detto: «non oserò pubblicare i dati perché sarei sommerso di polemiche – e quando si scopre che i numeri sono così piccoli nessuno accetta la ricerca».

Anche se non c’è un numero sul quale sarei disposto a scommettere un panino e una birra, ci sono alcune cose sulle quali non è possibile avere dubbi. Per esempio, l’Italia è molto arretrata.

Non posso riassumere qui le varie analisi, ma il fatto è che quasi due terzi delle presenze in rete, comunque misurate, sono negli Stati Uniti. Più di metà di tutto resto del mondo è concentrata in non più di cinque paesi, che probabilmente sono Gran Bretagna, Germania, Giappone, Canada e Australia. Si arriva a due terzi se si aggiungono le forti presenze di paesi “piccoli” come Finlandia, Olanda e Svezia. Cioè meno di dieci paesi, compresi gli Stati Uniti, rappresentano nove decimi del totale nel mondo.

Neppure negli Stati Uniti si sa esattamente quante persone sono collegate. Ma è circa il 10 per cento della popolazione adulta. In altri paesi ci sono livelli simili, se non superiori. In Italia, penso che siano credibili cifre comprese fra 40 e 70 mila; forse arriveremo a 100 mila alla fine di quest’anno. Siamo fra l’uno e il due per mille della popolazione adulta. Rispetto al dieci per cento, la differenza è abissale.

Non sappiamo quanti sono gli “utenti” internet nel mondo. Forse 50 milioni, forse più, forse meno... ma il fatto è che il numero degli italiani in rete è circa un millesimo del totale (o forse due). L’economia italiana è il quattro per cento di quella del mondo. Cioè la nostra capacità di usare le nuove tecnologie di comunicazione è una frazione di un decimo di quello che dovrebbe essere.

Il problema, come sempre, non dipende dalle macchine o dalle tecnologie, ma dalle persone. Pochissimi in Italia sanno usare un computer, pochi capiscono a che cosa serve. Sull’internet si sono versati fiumi di inchiostro, dicendo cose che fanno pensare a una normale persona intelligente «ma quella roba lì, chi la vuole?».

Pochi italiani sanno l’inglese; e non si gira il mondo parlando bergamasco o abruzzese. Sotto questo aspetto, la posizione della Spagna è più favorevole della nostra, perché nel mondo ci sono circa 500 milioni di persone che parlano spagnolo.

Per capire un po’ meglio la situazione, proviamo a dare un’occhiata ad altri numeri. Se sugli “utenti” mancano i dati, ce ne sono invece in abbondanza sui host internet. Non c’è alcuna correlazione diretta fra il numero di host e quello delle persone che si collegano alla rete. Tuttavia... possiamo trovare alcuni dati interessanti.

Circa il 64 per cento dei host è negli Stati Uniti. Nessun altro paese ha più del cinque per cento del totale. Solo sei paesi su 130 hanno più del tre per cento.

La densità rispetto alla popolazione è enormemente diversa da un paese all’altro. La Finlandia ha 55 host per mille abitanti; Norvegia 28, Nuova Zelanda 22, Australia e Svezia 21, Svizzera 15, Olanda 14; la piccola Islanda 41. La media mondiale è circa 2; tre quarti dei paesi hanno una densità inferiore all’uno per mille.

Fra i paesi che fanno parte del “G7”, cioè le cosiddette “economie più avanzate”, gli Stati Uniti hanno 33 host per mille abitanti. Canada 15, Gran Bretagna 10, Germania 7, Giappone 4, Francia 3. L’Italia, con due, sarebbe il fanalino di coda se il “G7” non fosse diventato “G8” con l’entrata della Russia, che ha un indice 0,4.

Sta meglio la Repubblica di San Marino, che con 13 host per mille abitanti è molto al di sopra della media europea.

Insomma, siamo indietro. Le nostre “istituzioni”, politiche, amministrative, economiche, culturali, sono ancora molto lontane dall’aver capito la natura del fenomeno. Perfino le università, che della rete sono le mamme e le proprietarie storiche...

Se non vogliamo perdere l’autobus ci vuole un cambiamento profondo. E non mi stancherò mai di ripeterlo: non si tratta di tecnica, ma di cultura.


 

   
 
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  settembre 1996
 



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