Lo sciagurato “progetto Passigli” non è un caso isolato

Le unghie che si allungano sull’internet

Un articolo su InterLex di Giancarlo Livraghigian@gandalf.it

5 marzo 2001




Non è una novità. Il potere non ama la rete; soprattutto non la capisce. Il famigerato “disegno di legge Passigli” è solo un ennesimo esempio degli infiniti tentativi di “mettere le mani sulla rete” – e oltretutto di farlo con sconcertante incompetenza e incomprensione della reale natura dell’internet.

Ancora una volta le (cosiddette) “buone intenzioni” sono tradite dai contenuti delle disposizioni proposte. L’assurdo decreto che è ora all’esame del parlamento è solo un esempio fra tanti. Ma nella sua evidente confusione e distonia è uno dei casi più eloquenti. Ha i tipici difetti di quelle “cattive leggi” di cui purtroppo siamo infestati un po’ dovunque, ma soprattutto in un terreno come l’internet, mal capito e ancora peggio interpretato.

Sembra che (secondo un diffuso costume) si parli di “emendamenti”. Invece di chiedersi se un provvedimento sbagliato abbia una qualsiasi utilità si tenta di correggerlo con varianti e codicilli che avranno uno di due risultati: o lo svuoteranno di ogni effetto (e allora che senso ha che esista?) o lo renderanno ancora più complicato, e difficilmente decifrabile, con conseguenze ancora peggiori di quelle che avrebbe avuto la stesura originaria. O forse accentueranno ancora di più una perversa combinazione di tutte e due le cose: inefficacia sostanziale ed “effetti collaterali” indesiderabili. Cioè quanto di peggio può risultare da una diagnosi sbagliata, una terapia insensata e una farmacopea incompetente.

Il fatto fondamentale è ovvio e non è nuovo. C’è una tendenza (largamente “trasversale” agli schieramenti politici) a temere la rete e a vederla come una minaccia. E infatti lo è per chi abusa di posizioni precostituite di potere nel sistema informativo. Ma dovrebbe essere vista come una risorsa almeno da chi di quei privilegi non si avvantaggia troppo – o da chi sinceramente crede che una maggiore libertà e una più diffusa coscienza civile siano un valore, non un rischio, per la politica (se, per una volta, possiamo intenderla come gestione della polis e non come un sistema di privilegi e un incrocio di connivenze all’interno di un’oligarchia del potere).

Diceva Louis de Montesquieu che la civiltà di un paese sta nell’avere poche leggi, chiare, comprensibili e rigorosamente rispettate. Secondo questo criterio il livello di civiltà dell’Italia è fra i più bassi del mondo – e tende a peggiorare.

Credo che fossero oneste le intenzioni di alcuni uomini politici che avevano denunciato questo problema e si erano dati il proposito di risolverlo. Ma il fatto tristemente evidente è che non ci sono riusciti, per l’effetto combinato della macchina burocratica (che bada alla difesa dei suoi privilegi e non alla buona gestione della “cosa pubblica”) e al non meno intricato garbuglio degli intrighi politici.

Per quanto riguarda il “ddl Passigli”, senza entrare nei dettagli del delirio normativo che altri hanno già approfondito, due fatti sono evidenti: è inutile ed è dannoso. Rispetto all’obiettivo dichiarato (il controllo degli abusi nella registrazione dei domain internet) è totalmente inutile Perché in buona parte non ha alcun senso “regolare” queste materie. Perché le poche (eventuali) regole utili sono da definire a livello internazionale, non in un solo paese. Soprattutto perché, per la parte che serve, basta un uso intelligente di norme già esistenti. Per i vari temi, del tutto estranei all’obiettivo dichiarato, di cui si va a impicciare... è un capolavoro di incompetenza e una fabbrica di complicazioni e di impicci burocratici là dove occorrerebbe, semmai una semplificazione.

Quindi la soluzione è una sola e molto semplice. Cancellarle subito e per sempre questa sciagurata proposta dall’ordine del giorno del parlamento, del governo e di tutte le autorità politiche, amministrative o di controllo.

Purtroppo sembra poco credibile che si arrivi a questa semplicissima soluzione. Ma il problema è ancora più grave – e va molto a di là di ogni singola legge o norma. Infiniti centri e nodi del potere, in concorrenza fra loro, stanno cercando di “impadronirsi” dell’internet. È improbabile che ci riescano, ma è purtroppo probabile che continuino ad accumulare complicazioni, difficoltà e storture. Non possiamo illuderci che la soluzione venga dal mondo della politica o in generale del potere. L’unica possibilità per evitare il peggio sta nella continua sorveglianza, e in una più energica azione di protesta, da parte di tutti coloro che hanno a cuore la libertà della rete – o più in generale dei diritti civili e della libertà di opinione, di espressione e di informazione.

Speriamo che nelle stanze del potere si installi qualche buona manicure. Ma anche se un giorno avranno unghie meglio curate e meno adunche difficilmente rinunceranno a cercare di “mettere le mani” sull’internet, con tutta l’ignoranza, l’arroganza e la rozza malagrazia che hanno già tante volte dimostrato. In questa come in tante altre cose... se la società civile non impara a difendersi e ad affermare più energicamente i suoi diritti potrà contare assai poco sull’ambigua, e spesso ipocrita, “tutela” della politica e del potere.




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