Roma, 22 luglio 1997
Relazione di apertura - Giancarlo Livraghi
Nota: alcuni dati sono aggiornati al 31 dicembre 1997
(per aggiornamenti più recenti vedi la
sezione dati)
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L'argomento è vasto e complesso. Dovrò imitarmi ad alcune premesse generali; spero che altri interventi contribuiscano a un approfondimento. Non mi considero un "esperto", per due ragioni. La prima è che in questa
stanza ci sono persone che hanno alcuni anni di esperienza più di me in fatto di rete (in
fatto di comunicazione, no... se non altro per un motivo anagrafico). La seconda è che,
secondo me, non esistono "esperti" in questa materia. Credo che dobbiamo essere
socratici; spero che nessuno mi somministri cicuta se dico "più so, più so di
non sapere" Perciò... l'importante oggi non è chiedersi com'è la rete, ma come potrebbe Cercherò di parlare fondamentalmente di due aspetti. Uno è il significato culturale di questo fenomeno. L'altro è il motivo per cui tutta una serie di interventi che, in varie forme più o meno travestite, hanno un nome preciso - diciamo pane al pane, si tratta di censura - sono non solo un danno per chi vive in rete, ma sono un danno grave in generale, per lo sviluppo della nostra economia e della nostra società. In rete l'Italia è "l'ultima ruota del carro"La prima cosa di cui vorrei parlare, brevemente, è un fatto quantitativo: l'Italia è poco presente.
Qui vediamo anche quanto sia ancora "dominante" la posizione del Nord America. Gli Stati Uniti, con un ventesimo della popolazione mondiale, rappresentano due terzi della rete. C'è un solo modo per rimediare a questo problema. Non certo ostacolare la rete come "strumento degli americani" - operazione stupida quanto fallimentare, come ormai hanno capito perfino i francesi. Ma far crescere (come infatti sta crescendo) la presenza di tutti gli altri - e in particolare la nostra, che finora è fra le più deboli. Parentesi tecnica: questi calcoli sono basati sul numero
di host, in base ai dati "globali" più recenti di cui disponiamo: dicembre
1996. Non voglio entrare in una discussione di che cosa sia un host, se no stiamo otto ore
a disquisire su tecnologie e terminologie. È un dato preciso (non una proiezione
elaborata con criteri più o meno discutibili); un indice ragionevolmente serio e
significativo della "presenza" in rete di ciascun paese. Qui vediamo i paesi del famoso "G7". L'Italia è palesemente "l'ultima ruota del carro" fra i cosiddetti sette paesi più industrializzati del mondo. Nel prossimo grafico vediamo la densità - numero di host Host
(dati aggiornati al 31 luglio 1997)
Gli Stati Uniti, "dominanti" per volume, non sono il paese più avanzato per densità della rete. Il Giappone, che in "cifra assoluta" sembra un gigante, ha una densità relativamente bassa. Vediamo ora un dato più recente, del RIPE (Réseaux
IP Européens Host Internet per 1000 abitanti - area Europa e Mediterraneo(dati aggiornati al 30 dicembre 1997)
Vediamo confermato il primato della Finlandia, e la posizione avanzata dei paesi
nord-europei. La Germania, nonostante il suo peso rilevante come "volume"
complessivo, è circa nella media dell'Unione Europea; la Gran Bretagna è più avanti.
L'Italia è in coda, più o meno allineata con la Spagna; fra i paesi dell'UE è seguita
solo dal Portogallo e dalla Grecia; e non è così vicina alla Francia come qui potrebbe
sembrare (quello della Francia è un caso a parte, per la diffusa presenza del minitel, In passato l'Italia era in una posizione ancora più arretrata. Negli ultimi mesi del
1996 e all'inizio del 1997 c'era stato un forte incremento di host È ancora un fenomeno di élite
Senza entrare nei dettagli... abbiamo ancora in generale, e in particolare in Italia, una forte prevalenza maschile nella rete. Credo "spannometricamente" che oggi in Italia le donne siano circa il 20% delle persone in rete. Più di prima, ma ancora troppo poche. È un fatto un po' grottesco - perché, come ho detto e scritto in varie occasioni, secondo me la rete è femmina . Sono molte le ragioni per cui la rete è più "attinente" alle donne che agli uomini. Ma questo è un fenomeno che non mi preoccupa molto, perché secondo me si aggiusta da solo. In tutto il mondo la presenza delle donne continua a crescere; negli Stati Uniti siamo già vicini alla parità. Credo che anche da noi si arriverà all'equilibrio senza bisogno di stimoli particolari... se si risolveranno i problemi di fondo di cui parleremo fra poco. Pochi, checché se ne dica, gli adolescenti. Pochissimi i bambini... e qui abbiamo un grosso problema: la scuola. Non è sorprendente che abbiamo in rete un livello socioculturale sfasato verso l'alto:
molti laureati o diplomati, molte persone con alti redditi, rispetto alla media. Cioè è
ancora un fenomeno, per certi aspetti, di élite. La rete non è una - e non è un mondo omogeneoUn'altra cosa che vorrei dire... è che mettere tutto insieme è un errore. Perché, sotto la generica etichetta di "internet"(comunque impropria, perché non tutto è internet) ci sono fenomeni e comportamenti sostanzialmente diversi. Non esiste una cultura unitaria della rete, come non esiste un unico modo di usare il telefono - o qualsiasi altro strumento di comunicazione. Mi sembra importante capire che le reti non sono un "tutto" omogeneo; comprendono una grande varietà di comportamenti e attività umane. Il problema culturaleIn fatto di rete l'Italia è un paese arretrato, da un punto di vista quantitativo e da un punto di vista tecnico - e questo è certamente un problema. Ma la cosa più grave è un'altra: siamo un paese arretrato da un punto di vista culturale. E non è un problema da poco... Per esempio, in termini economici, sentiamo dire da autorevoli fonti: "dobbiamo
sviluppare imprese ad alta tecnologia". Non dobbiamo affrontare solo la concorrenza dei paesi "industrialmente avanzati" - che, come abbiamo visto, sono molto più avanti di noi nell'uso della rete. Se crediamo che i paesi dell'Asia, o del cosiddetto "terzo mondo", ci facciano concorrenza solo perché hanno lavoro a basso prezzo, avremo amare sorprese. Per esempio in India sono, in alcune cose, più preparati di noi. Hanno dai 100 ai 200 milioni di persone che sanno perfettamente l'inglese... campi di sperimentazione tecnologica avanzata, non solo a Bangalore... milioni di persone culturalmente evolute e professionalmente preparate in molti settori... ci sono aziende multinazionali che hanno trasferito la contabilità centrale in India. Il giorno che supereranno alcuni problemi burocratico-strutturali che ancora limitano la loro presenza in rete... se noi saremo rimasti ai livelli di oggi, gli indiani saranno molto più forti di noi. Ci sono molti cinesi, sparsi in tutta l'Asia, già attivi in rete... anche in Cina, nonostante la forte repressione politica, l'internet sta crescendo... per non parlare di decine di paesi, compresi alcuni in Asia e alcuni dell'Europa orientale... non solo la Repubblica Ceca o l'Ungheria, ma anche l'Estonia e la Slovenia... che già oggi sono molto più avanti di noi. Insomma il problema è grave. Perdere questo autobus è drammatico dal punto di vista economico, è drammatico dal punto di vista del lavoro, è drammatico dal punto di vista culturale. È evidente che i nostri "poteri costituiti" (politici, economici e culturali) fingono di saperlo, ma in realtà non l'hanno capito. Un'enfasi eccessiva sulle tecnologie non risolve il problema. Bisogna dare priorità assoluta ai valori culturali. La situazione, secondo me, si può sintetizzare così: Le tecnologie sono solo strumenti Per utilizzare davvero il potenziale umano, civile e sociale delle reti occorre una maturazione culturale non ristretta a pochi ma estesa a tutte le categorie "Ricchezza" e "povertà" oggi non si possono misurare solo in termini di denaro, ma si devono valutare anche come accesso all'informazione e allo scambio. Ciò che sembra "il giocattolo dei ricchi" deve essere al servizio di tutti e specialmente di chi è più isolato, cioè
Solo se a sostegno di un'estesa formazione culturale (che non è mero addestramento tecnico) possono essere utili anche le facilitazioni economiche: non solo le (doverose) riduzioni di tariffe ma soprattutto la diffusa conoscenza e accessibilità di tecnologie che non siano inutilmente ingombranti e costose È possibile già oggi collegarsi alle reti con costi molto limitati se si conoscono i metodi per evitare un eccessivo "carico di banda", ma occorre superare l'oppressiva (e "interessata") retorica delle tecnologie pesanti e degli "effetti" a scapito dei contenuti Probabilmente le tecnologie che stiamo usando oggi sono moribonde. Forse, grazie all'intervento di qualche nume benefico, saranno mandate in disuso, perché sono inutilmente farraginose e complesse. Ma comunque tra cinque anni saranno obsolete - forse prima. Ciò che conta, e che continua, non è la tecnologia (una persona che oggi ha cinque anni quando sarà grande si rotolerà dalle risate vedendo, in qualche museo storico, le tecnologie che stiamo usando). È la cultura umana... compreso tutto ciò che qualcuno ha imparato dieci anni fa con tecnologie che oggi nessuno si sogna più di usare (anche se funzionano ancora). È un capitale che rimane, anche se cambiano gli strumenti. Insomma ciò che conta è la cultura (alcuni la chiamano "alfabetizzazione", ma il termine non mi piace - ha un tono di insultante arroganza). Questo è il tema centrale, chi mi conosce sa che lo ripeto in ogni occasione... abbiamo non solo una spinta commerciale ma anche una spinta culturale allo spettacolare, al multimediale, alle "belle figurine"... tutte cose che possono esser divertenti ma francamente, secondo me, sono irrilevanti; e diventano pericolose se distraggono dai valori più autentici. Ciò che è rilevante è il contenuto culturale e lo scambio di esperienze umane. Non lo dico soltanto io. Pur nel clamore, ancora dominante, che sottolinea sempre gli aspetti più spettacolari, superficiali e bizzarri delle tecnologie, la voce della ragione è presente - e sta, poco a poco, guadagnando terreno. La "Dichiarazione di Bonn"È passata quasi inosservata una recente conferenza europea sulle "reti globali". Quasi inesistente l'eco sui giornali, scarsi i commenti in rete. È vero che di "dichiarazioni di buone intenzioni" ne abbiamo sentite tante, e spesso lasciano il tempo che trovano; ma questa ha alcuni contenuti che mi sembrano degni di approfondimento. La Conferenza Ministeriale Europea intitolata Global Information Networks: Realising the Potential si è tenuta a Bonn il 6-8 luglio, con la partecipazione dei rappresentanti di molti pesi dell'Unione Europea e anche di altri, fra cui Stati Uniti, Canada, Russia e Giappone. Pochi giorni dopo è stata diffusa una lunga "Dichiarazione", di cui vorrei citare alcuni passi. Un'opportunità per tutti. Le Reti Globali di Informazione rappresentano una potente influenza in campo sociale, educativo e culturale, potenziando i mezzi educativi, abbassando le barriere di ingresso per la creazione e diffusione di contenuti in differenti lingue, eliminando l'effetto della distanza per gli utenti remoti e offrendo agli utenti fonti di informazione sempre più ricche. Una parentesi sulle lingue: è chiaro che la molteplicità linguistica è una risorsa e
va valorizzata. Ma uno dei punti di debolezza dell'Italia è che se non impariamo
l'inglese (o meglio il globalese, Danno realizzabilità pratica alla libertà di espressione e di accesso all'informazione. Contribuiscono alla democrazia migliorando la comunicazione tra cittadini e amministrazioni e facilitando la partecipazione attiva al processo democratico. [I Ministri] si impegnano a massimizzare le opportunità per la creazione di nuovo lavoro, lo sviluppo di nuove forme di impiego (come il telelavoro), il mantenimento degli standard sociali e l'aumento dell'integrazione e della coesione sociale. Considerano tutto ciò necessario per evitare una divisione, in Europa e globalmente, tra gli "abbienti" e i "non abbienti" di informazioni. Avevo già accennato al problema degli "abbienti e non abbienti di informazione". Mi sembra un tema di fondamentale importanza, da non dimenticare. Per quanto riguarda il telelavoro... se ne è parlato un giorno proprio qui in Cgil. In Italia siamo spaventosamente indietro, non solo perché ce n'è poco ma perché è fatto male. Ci sono (pochi) casi di successo, là dove in realtà non si è introdotto nulla di nuovo ma si è solo migliorato, con supporti tecnici più adeguati, lavoro che era già "tele" per sua natura. Altrove sono nati conflitti e difficoltà, perché si è partiti col piede sbagliato. Soluzioni grossolane, basate solo su visioni "ragionieristiche" di ipotetico risparmio. Ipotesi "totalizzanti", che non prendono in considerazione le soluzioni più serie: cioè quelle basate sulle sedi decentrate, sulla flessibilità (il lavoro non è tutto "tele", ma le persone si incontrano quando serve... con quello che gli americani chiamano telecommuting, si riduce la frequenza di spostamento e la rigidità di orario dei "pendolari"... eccetera). Il problema è complesso... ma in sintesi: se non capiamo come il telelavoro può e deve essere uno strumento di migliore "qualità della vita", anziché di isolamento, disagio e repressione, avremo perso un altro grosso autobus. Compreso quello di alleggerire il traffico e l'affollamento dei trasporti pubblici. Aumentare la partecipazione da parte di tutti. I Ministri sono favorevoli alle azioni che incoraggino la conoscenza e la cultura elettronica in tutte le fasce d'età e i settori della società. Affermano il diritto degli utenti di decidere in che modo desiderano utilizzare le reti globali come parte della loro vita quotidiana. Cioè gli utenti, i cittadini, devono essere liberi di scegliere... non condizionati da norme, regole, pastoie burocratiche... né dalle costrizioni che derivano dalle posizioni monopolistiche dei fornitori di connessione o dei "dittatori" del software. Ed è anche (scusatemi se mi ripeto) un problema di cultura, perché se i cittadini non sono bene informati difficilmente sanno come scegliere ciò che è veramente utile per loro. Sottolineano l'importanza di una vasta accessibilità ... ai cittadini senza alcuna distinzione di sesso, età, formazione o cultura, comprese le persone che vivono in regioni remote o in gruppi svantaggiati, come disoccupati, disabili e anziani. Penso che non sia necessario commentare sulla vergognosa arretratezza italiana in queste cose. Non esistono neppure facilitazioni all'uso della rete per i sordomuti - o per i ciechi (che con opportune risorse tecniche possono collegarsi). Soprattutto il "deserto culturale" che circonda la rete, combinato con la continua enfasi su tecnologie inutilmente spettacolari, complesse e costose, tende a tenerne sempre più lontane proprio quelle categorie che ne avrebbero più bisogno. Alfabetismo elettronico ed educazione. Le Reti Globali possono ottenere il loro massimo potenziale se tutti i cittadini non solo hanno i mezzi per accedere ai servizi forniti, ma sono anche in grado di usarli agevolmente. [Occorre] sviluppare interfacce di facile utilizzo per semplificarne l'uso, far crescere l'alfabetizzazione elettronica e affrontare i motivi sottostanti a un uso limitato o riluttante delle reti. Le necessità degli utenti spaziano dal molto semplice al complesso: dovrebbero essere messi in condizione di acquistare attrezzature e software appropriati alle esigenze di ciascuno. In parole povere: tecnologie meno obese, macchine più semplici... e il tutto che costi molto meno. Inoltre, formazione più umana e meno tecnico-ostica. Spero che sia una bufala giornalistica... ma ho letto che il governo italiano, per definire quali sistemi usare per informatizzare la scuola, ha chiamato come consulente Bill Gates, il presidente della Microsoft. È l'ultima persona al mondo che dobbiamo coinvolgere in queste cose. Spero invece che sia vera un'altra storia che ho letto. Dicono che un inglese abbia
inventato una radio a manovella: si gira una manovella, si carica la batteria e funziona
la radio. Pare che sia stato ricevuto con grandi onori da Nelson Mandela, che ha detto: "Questa
è una grande risorsa per l'Africa". I Ministri stimoleranno lo sviluppo del sistema didattico e dei sistemi di formazione professionale in modo che l'informazione disponibile sulla rete sia utilizzata come parte del processo di apprendimento a tutti i livelli, dalla scuola primaria ai corsi post-laurea - e come mezzo di apprendimento per tutta la vita. ... e con questo l'accento ritorna sul problema della scuola, che credo sia uno dei più importanti da approfondire. A proposito di giovani, mi sembra interessante citare un altro documento, questa volta italiano, che riguarda i "diritti dei bambini". La "Carta di Desenzano"Che io sappia, non è stato pubblicato un testo definitivo della "Carta di Desenzano"; ma nel lavoro che si è svolto nel settembre dell'anno si sono prodotti documenti che contengono affermazioni interessanti. Ecco alcune citazioni. Appare superfluo sottolineare l'importanza che la padronanza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione rivestono per la possibilità di partecipare alla vita sociale, politica ed economica. Un bambino che non è messo in condizione di apprendere a gestire il mondo di domani... in cui la capacità di raggiungere un'informazione sarà molto più importante di una generica performance nozionistica, avrà minori possibilità di successo. L'accesso alle reti sta diventando una frontiera che separa il benessere dall'emarginazione. Le grandi reti telematiche possono contribuire a diminuire le distanze tra i ricchi e i poveri del mondo. La rete può essere, anzi deve essere un mezzo per avvicinare chi è escluso dal circuito delle notizie e permettere a chi non ha voce di comunicare con tutti. Potrei raccontarvi molte storie vere, che dimostrano quanto sia concreta e reale questa
affermazione. Ricevo parecchie lettere dai lettori di articoli che scrivo, e spesso sono
molto interessanti. Mi limiterò a un esempio
. Un ragazzo di diciotto anni che sta a Catanzaro ( e descrive con desolante acutezza lo
stato dell'ambiente in cui vive) è entrato in rete e si è fatto un giro di amici in
tutt'Italia - e anche all'estero. Ogni tanto si vedono, in questa o quella città. Hanno
costruito, da soli, un loro sito, in cui parlano di cose varie; metà del tempo giocano,
ma non sempre; stanno sviluppando un loro nucleo culturale. Non sono questi, i ragazzi
annoiati che tirano sassi dai cavalcavia... Mi piacerebbe anche farvi leggere quello che
scrisse una quindicenne, scandalizzata quanto me per le sciocchezze che leggeva sui
giornali. "Quando sono entrata in rete ero una "minore", ma di
"pedofili" non ne ho mai incontrati - e stai tranquillo che avrei saputo come
sistemarli". Ma se continuano a terrorizzare le famiglie con leggende di loschi
figuri annidati nella rete o con scenari alla Blade Runner, Considerando... l'evoluzione delle nostre società, limitare l'accesso a una risorsa tanto importante è particolarmente nocivo nei confronti dei bambini e degli adolescenti: per loro, come per le future generazioni, l'importanza di conoscere gli strumenti e le logiche del mondo che li aspetta appare cruciale. Ancora due citazioni... che mi accompagnano verso l'argomento conclusivo della mia introduzione. È necessario sottolineare che chi cresce in una situazione di continua censura può essere indotto a convincersi che la censura sia il modo migliore per trattare argomenti che non ci piacciono. Per non parlare, poi, del fatto che le censure possono creare curiosità e desiderio nei confronti della cosa proibita e/o insofferenza nei confronti del censore che viene a perdere ogni credibilità quando abusa del suo potere. Mi sembra molto ben detto. La censura non risolve nulla e crea molti problemi. Censura e libertà di opinioneAllora... tutto va bene? In fondo... siamo in un paese libero. Abbiamo stampa libera? così si dice. Abbiamo televisione libera? No... ma così si dice. C'è libertà di opinione in questo Paese? Un po'.... Qualcuno mi dice: ma insomma, in Italia possiamo dire quello che ci pare, la liberà di opinione non è un reato, di cosa ti preoccupi? Mi preoccupo perché ci sono minacce serie, reali e continue alla libertà di opinione in questo Paese e in particolare alla libertà di utilizzo della rete. Nessuno vuole confessarlo apertamente, ma la rete (e in generale l'opinione non "omologata") non è amata dagli "abbienti" di potere. La diffusione di una "vera" ed estesa cultura della comunicazione elettronica ha molti nemici.
No grazie, Signori del Potere, non vogliamo stare sul seggiolone e ascoltare le vostre favole. Vogliamo camminare con le nostre gambe e pensare con la nostra testa. Date responsabilità ai cittadini, non trattateli come idioti. Come ho detto molte volte... Con la scusa di metterci il bavaglino, cercano di metterci il bavaglio Libertà di opinione significa accettare anche opinioni sgradevoli o sgradite. Libertà di opinione (scusatemi se dico l'ovvio... ma è un ovvio che va ripetuto)
significa accettare opinioni sgradevoli e sgradite. Quando io ho ricevuto un messaggio da
un certo signor Zundel che mi ringraziava per il suo appoggio, non sono stato felice: il
signor Zundel è un neo-nazista, di quelli che vanno in giro a dire che l'olocausto non
c'è mai stato. Ho risposto al signor Zundel che avrei usato tutte le risorse che mi sono
disponibili per combattere le porcherie che andava dicendo - ma che se devo difendere la
libertà di opinione sono costretto difendere anche la sua, come devo difendere le
opinioni di Radikal Insomma, ognuno di noi deve accettare che ci siano opinioni per noi inaccettabili. Ed è proprio quando si sono fatti gravi, od opinioni particolarmente odiose, che il pericolo di censura si aggrava. Non è detto, naturalmente, che opinioni disgustose o inaccettabili debbano essere subite. Le contrasteremo, le discuteremo, con tutta l'energia necessaria... ma la censura, no. Sembra ovvio, vero? Ma guardiamoci intorno... Ci sono paesi dove se una persona si collega alla rete rischia vent'anni di galera...o peggio. In Italia, nonostante alcune assurde leggi esistenti e in gestazione, probabilmente non arriveremo a questo punto. Ma dobbiamo stare attenti. La censura è inutile, perché non risolve i problemi (reali o immaginari) che vorrebbe affrontare. Nessuno, ma proprio nessuno, dei problemi che si vorrebbero affrontare con provvedimenti restrittivi e censori sulla rete può essere minimamente risolto, o ridotto, con quei sistemi. La censura è gravemente dannosa, perché riduce la libertà di espressione e di scambio, viola i diritti civili, ostacola la diffusione pubblica e trasparente della rete. A tutti i "poteri" dobbiamo dire: non censurateci . I veri "malfattori" sanno già oggi come nascondersi. Non vengano a dirci, per favore, che in rete c'è la mafia, ci sono i terroristi, ci sono le spie... I "malfattori" sono organizzati da decenni, con sistemi molto meno trasparenti e penetrabili. Sarebbero davvero sciocchi se usassero la rete; e non è spiando o censurando noi che qualcuno potrà ostacolarli. Non parliamo del fatto che esistono da quindici anni sistemi internazionali di spionaggio poliziesco su tutti i sistemi di comunicazione, in grado di intercettare messaggi in rete per indirizzo o per argomento... né di quanto, da anni, tutti i sistemi di rete in Italia siano sistematicamente controllati dalla polizia e forse anche da organizzazioni meno "legittimate". Perché apriremmo un altro, e troppo lungo, capitolo di problemi. Prima di concludere, vorrei dire ai vari Catoni travestiti da mamme premurose un'ultima cosa: Con la censura riuscireste solo a mandare in "clandestinità", o in aperta ribellione, molte persone, che non hanno alcuna intenzione di fare cose disoneste, ma sono perfettamente in grado di scatenare un'efficace guerriglia. (Questa è una semplice constatazione; ma se qualcuno vuol leggerla come una minaccia... potrebbe essere vero. Se qualcuno crede che siano parole vuote, o una cosa difficile... provi a chiedere a qualcuna delle persone tecnicamente esperte che sono qui oggi con noi). Da uno scontro di questo genere i censori uscirebbero sconfitti. Ma i più danneggiati sarebbero quei molti cittadini che resterebbero esclusi e condizionati, privati della loro libertà e della possibilità di trovare nella rete autentici valori culturali; restituiti all'imbambolata passività, all'isolamento, all'emarginazione culturale cui li costringe l'attuale sistema di comunicazione. La censura, in qualsiasi forma o comunque travestita, non risolve alcun problema. Ha un solo effetto: umilia e distrugge la società civile. Vorrei concludere con una sintesi semplice, che spero sia il tema della discussione che seguirà. Evitiamo ogni forma |