labirinto
Il filo di Arianna


settembre 2002


Giancarlo Livraghi     gian@gandalf.it


L’arca di Noè


Sta circolando con una certa insistenza un brutto aggettivo: “autoreferenziale”. Cioè un po’ troppi si parlano addosso, girano intorno a idee e percezioni che si nutrono della ripetizione di se stesse – e si allontanano sempre più dalla varia e complessa evoluzione della realtà.

Questo non è così strano come sembra nella nostra “era dell’informazione” – che non è un modo di dire, ma un’evoluzione vera, complessa, turbolenta (benché se ne parli da vent’anni, nessuno ha davvero imparato a interpretarla e gestirla).

Non si tratta solo dei desolanti salottini televisivi o del gossip elevato a filosofia dell’esistenza (non basta tradurlo in inglese per renderlo più interessante di un qualsiasi pettegolezzo). Non si tratta solo delle stanze del potere, sempre più lontane da quella “gente” che invocano a casaccio per fingere di dare un senso alle loro (private e interessate) opinioni e decisioni.

È come se ci fosse un horror vacui, un’agorafobia culturale, il timore di uno spazio troppo aperto, troppo lontano dalla rassicurante abitudine delle solite cose. Meglio starsene sotto l’ombrellone (cambia poco se è a Rimini o alle Maldive) che avventurarsi oltre l’orizzonte delle abitudini e dei cliché di questa o quella parrocchietta.

Sembra di essere alla corte del Re Sole, dove tutto girava intorno alle sue piccole ostentazioni – mentre incombeva un grande cambiamento. L’acuta Madame de Pompadour diceva «Aprés nous le déluge».

Il diluvio venne – e sappiamo come andò a finire. Ma non sappiamo quale tempesta seguirà, questa volta, all’esagerato e spaventato cullarsi nelle abitudini. Non sono solo gli ambientalisti a dirci che potremmo essere sull’orlo di una catastrofe. Non è solo la desolata isteria delle borse a dirci che sono in profonda crisi i concetti fondamentali di economia e di impresa.

Forse non ci sarà un diluvio universale. Ma è inevitabile che ci siano turbolenze, di cui alcune piuttosto forti – e in buona parte imprevedibili. È probabile che i temporali cui abbiamo assistito finora siano poca cosa rispetto a qualche ciclone che si sta formando. E nessuno, che io sappia, sta costruendo l’arca di Noè.

Credo che sia venuto il momento di mettere al lavoro bravi carpentieri per costruire chiglie solide e timoni robusti. E addestrare buoni equipaggi che sappiano muoversi bene in acque poco tranquille. Può non essere facile capire oggi quale rotta si dovrà tracciare domani. Ma per chi è ben preparato un po’ di mare mosso può essere più un vantaggio che un problema.

Fuor di metafora – il mondo è pieno di persone che badano poco alle luci della ribalta e si concentrano sul fare bene ciò che sanno fare. Con una voglia intelligente e sincera di migliorare sempre e di imparare a ogni passo. Può non essere il caso di promuoverle al di sopra delle loro capacità, illuminarle di gloria apparente o caricarle di troppa responsabilità prima che siano pronte a gestirla. Ma vale la pena di sapere chi sono e dove sono, di fare tutto il possibile perché rimangano soddisfatte e motivate, di metterle in condizione di agire quando di loro ci sarà più intensamente bisogno.

Ci sono imprese e organizzazioni che sanno “badare al sodo”, tenere i piedi piantati nella realtà (prodotti, servizi, persone, relazioni) e crescere con “risorse proprie” più che con devianti protezionismi e avventure finanziarie. Se si preparano bene a navigare nelle turbolenze hanno una forte probabilità di prevalere nelle prossime tempeste. Con profitto per loro e vantaggio per tutti.

Intanto, per non trovarsi troppo impreparati, è meglio rompere il più spesso possibile il circolo delle abitudini. Immergersi nella realtà con gli occhi bene aperti sull’inaspettato e su ciò che ci sembra meno familiare. Naturalmente queste cose non si possono fare solo online, ma la rete è uno degli strumenti per uscire dal chiuso.

L’esperienza del reale (compreso ciò che per altri è quotidiano e a noi sembra bizzarro) può essere talvolta sconcertante – ma è sempre interessante, spesso stimolante. È un modo per unire l’utile al dilettevole.




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