Corsica - Pasqua 1998

Pasqua di quest'anno. Riusciamo finalmente a liberarci per un giretto. Decidiamo per la Corsica, anche stavolta partendo "all'avventura". Siamo solo io e la Lella, con la fida Ape Maya. È però in programma un rendez-vous con due amici della lista MotoML. Lui, Alessandro Caredda, sardo, su TDM grigio (sostituito ultimamente con una Ducati ST2). Lei, Sandra Spigarelli (detta "l'Etrusca"), umbra, passeggera del suddetto.

Anche in questo caso, il testo che segue riprende, con poche modifiche (a parte l'aggiunta delle foto), un messaggio spedito nelle liste dei due gruppi di cui faccio parte.


Già so che mi dilungherò, per cui inizio subito ad autolimitarmi, lasciando perdere il tragitto misto moto/traghetto che mi ha portato da casa a Bastia e viceversa.

Arriviamo a Bastia con un ritardo di quasi un'ora (13.20 invece che 12.30), tempo variabile, forte vento. Decidiamo di avviarci immediatamente verso sud per rendere più agevole l'incontro con Alessandro e Sandra il giorno dopo. Qualche km fuori Bastia, inizia a piovere. Presi dai morsi della fame (erano ormai quasi le 14.30), decidiamo di fermarci in un ristorante/bettola/trattoria/bar qualunque. Ne troviamo uno, ed il primo impatto con gli "indigeni" non può essere migliore. Veniamo accolti inizialmente in francese, ma quando il giovane cameriere si accorge che siamo italiani, immediatamente passa alla nostra lingua, che parla bene. Ci sistema a tavola, si scusa che vista l'ora tarda non potrà fare miracoli, ci fa appendere la roba un pò umida davanti al fuoco per asciugarla, e così via. Il tutto "condito" da un pranzo tutt'altro che disprezzabile.

Alcune delle sensazioni provate in questo primo impatto ci accompagneranno per tutto il viaggio: prima di tutto, come già ci avevano detto, i corsi cucinano meglio la carne del pesce (il mio salmone è infatti così così, mentre la bistecca della Lella è buonissima); poi, veniamo regolarmente scambiati per francesi o tedeschi e questo ci fa notare ancora di più la differenza di atteggiamento (in positivo) che traspare quando scoprono che siamo italiani.

Ripartiamo, vestiti da pioggia, malgrado abbia smesso. Fino a Bonifacio troveremo più acqua che sole, ed anche questa sarà una costante dei quattro giorni, insieme all'onnipresente e veramente fastidioso vento. Scopriremo che conviene mettersi direttamente la tuta da pioggia, che tanto, prima o poi, qualche goccia la prendiamo. A Bonifacio troviamo immediatamente l'albergo consigliatoci da una coppia di simpaticissimi pisani in traghetto, albergo che poi accoglierà anche Ale, Etrusca e LellaAlessandro e l'Etrusca. Anche qui accoglienza simpatica e stesse sensazioni già descritte da Alessandro (ndr: anche Alessandro ha spedito nella lista MotoML, di cui fa parte, alcune impressioni sul viaggio. Cercherò di farmi mandare il testo, per inserirlo in questo report): confermo, è da consigliare. La sera ci avventuriamo a piedi fino a Bonifacio, scoprendo una città bellissima. Splendida la cittadella arroccata sul mare, e molto bella la vista del Bonifacio by nightporto sottostante. Emozionante poi la "terrazza" che ci permette di vedere, in una serata di luna piena, le creste bianchissime del mare piuttosto agitato (naturalmente, il vento era fortissimo) con sullo sfondo la costa della Sardegna evidenziata da un faro e dalle luci di, presumo, S. Teresa.

I due giorni passati con Alessandro e l'Etrusca sono già stati descritti benissimo, e non li riporto.

Ripartiamo per cui da quando abbiamo salutato Alessandro e l'Etrusca a Porto Vecchio.

Anche a me questa città non ha trasmesso molte emozioni, un posto come ce ne sono molti altri.

Una bella spiaggia della costa estRipercorriamo di nuovo la Bonifacio/Bastia, stavolta verso Nord, e molto più spediti, in virtù della discreta giornata. A metà strada ci fermiamo a fotografare un'altra splendida cala, di cui la Corsica è piena. Arrivati a Bastia, prendiamo la strada che taglia verso la costa ovest, attraversando un passo di circa 600mt. Altra stradina "assassina", spazzata dal vento, stretta e tortuosa. Attraversiamo anche una discarica a cielo aperto, che sciupa un paesaggio veramente splendido. Ma è un attimo. Quando arriviamo sul Io, l'Ape Maya e Bastia sullo sfondopasso la vista è semplicemente stratosferica! Da una parte, Bastia, col suo porto, le tre isole sullo sfondo (credo siano Capraia, l'Elba e Montecristo, ma potrei sbagliarmi), le navi (petroliere, traghetti e barche a vela), il mare ed un panorama piuttosto piatto; dall'altra, montagne e colline che digradano bruscamente verso il mare.

Iniziamo a scendere. Purtroppo la strada principale è chiusa, probabilmente per lavori, e siamo costretti a fare una deviazione verso Oletta. E qui troviamo la conferma a quanto detto anche in mailing list: una strada strettissima, dove due macchine passano col calibro, e senza nessun tipo di protezione sul lato che dà verso i dirupi. Impressionante :-) Oletta tra l'altro si rivela una piacevole sorpresa: un paesino arroccato, molto caratteristico e probabilmente anche piuttosto "battuto" dai turisti in stagione. Scendiamo infine a St. Florent (praticamente, San Firenze :-) ) e, seguendo l'istinto, arriviamo all'Hotel Maxime (Route de la Cathedrale, tel. 95370530 fax 95371307). Anche qui, accoglienza splendida. Hanno finito le stanze, ma ci offrono l'appartamento allo stesso prezzo (circa 75.000 Lit.). Appartamento che, tra l'altro, non ha riscaldamento. Nessun problema :-) Ci installano seduta stante una stufa elettrica ed una ventola modello "caldo bagno" in camera, con la raccomandazione di non tenerla tanto accesa, che sennò (cito testualmente) "si arreté la resistons" :-)) Ah, moto in garage, chiusa. La sera, altra sorpresa. Vado a cercare un ristorante citato in un giornale, e dopo aver girato un po' lo trovo. Localino molto fine, servizio impeccabile, buonissimo il pesce, stratosferici i dessert. Il ristorante si chiama "La Marinuccia", è proprio sul mare, dietro il porto. Ve lo consiglio, anche se è un po' caro (376 Fr in due, circa 55.000 Lit. a testa, ma le vale).

Dormita tonificante in un silenzio rotto soltanto dal vento che fischia tra le barche nel porto La costa dopo il Desert Des Agriatesdavanti all'albergo. Siamo al lunedì di Pasquetta. Partiamo da St. Florent con un cielo abbastanza promettente. Il giro prevede il Desert Des Agriates (molto bello, in pratica una serie di colline rocciose, ma circondate dal verde. Chiamato deserto Ile Rousse: il faro e il promontorioprobabilmente perchè sulla strada non ci sono agglomerati di case che possono essere chiamati paesi), l'Ile Rousse (bella la zona del faro sul porto e la vista che da lì si gode della cittadina con le montagne innevate sullo sfondo) e Calvi (tutta splendida, sia il porto che la cittadella, assolutamente da vedere e da considerare anche Calvicome base per una vacanza di mare, vista la presenza di locali e di spiaggie nei dintorni). In progetto c'era anche una puntata a Porto per poi avventurarsi nell'interno verso Corte.

Ma purtroppo (tanto per cambiare), il tempo si guasta.

Decidiamo di puntare direttamente a Corte da Calvi, facendo una strada interna che passa da una serie di paesi arroccati sui monti. Paesaggio selvaggio, circondati dalle montagne innevate. Dopo Belgodere (si chiama cosí ...) inizia a piovere e la temperatura si abbassa ulteriormente. Arriviamo a Corte completamente assiderati (la neve è lí a due passi) e rinunciamo alla visita, limitandoci a girarla rapidamente in moto, sotto una pioggia battente, guardati con aria ammirata da gente con piumino e stivali imbottiti.

Al ritorno facciamo la strada che porta da Ponte Leccia verso la costa est. Una serie di curve veloci, percorribili, finalmente, con una certa tranquillità, visto che la pioggia è cessata. Ritorniamo a St. Florent per un'altra strada che passa sempre da Oletta ma inizia più a sud di Bastia.

Serata in una pizzeria (Maison des Pizzas), tutt'altro che disprezzabile, in un locale simpatico e giovane.

Il giorno dopo è quello della partenza. Vogliamo a tutti i costi vedere il Ditone. Ci eravamo già informati, e tutti davano un tempo di percorrenza di tre ore. Siamo un po' preoccupati, potremmo perdere il traghetto. Ma la voglia di vedere questo luogo, dato come "assolutamente imperdibile", e la giornata finalmente soleggiata, ci fanno decidere per il rischio. Ci avviamo di buon passo senza soffermarci più di tanto. La strada, stretta e senza protezioni, è resa Uno scorcio della strada sul Ditonepericolosa dall'onnipresente fortissimo vento e dal traffico, non eccezionale ma sempre superiore a quello incontrato nel resto del viaggio. In particolare, incrociamo un paio di autobus che occupano praticamente l'intera carreggiata, rendendo arduo il passaggio persino con la moto. Però i km si snodano con soddisfacente fluidità, mentre il paesaggio cambia ad ogni curva: scogli, cale, spiaggie (che da Una delle spiaggie nere nel Ditonequesta parte sono nere), boschi, roccie, vegetazione che può essere abbondante o quasi nulla ... insomma, mozzafiato. Dopo 50 km e due fermate per fare foto che dovevo fare, scopriamo di aver mantenuto una media di circa 50km/h. In pratica, le tre ore preventivate sono in realtà al massimo due. Iniziamo a prendercela più comoda. Girato l'"angolo", la strada si allarga e, con il sole che ha finalmente asciugato completamente l'asfalto e il vento un pò "ammansito", iniziamo a snocciolare le curve in rapida successione. Da questa parte, il paesaggio è meno spettacolare e più "dolce" e posso per cui concentrarmi sulla guida. È una strada molto bella, davvero divertente, buon asfalto, curve abbastanza intuitive, rassicuranti protezioni (muretti e guard rail). Arriviamo a Bastia poco più di due ore dopo la partenza, in netto anticipo. Compriamo un pò di formaggio locale (che è buonissimo e molto vario), andiamo a fare il check-in e ci incuneiamo tra le colonne di auto in attesa, raggiungendo la cima della coda.

Cosa aggiungere? Poco, altrimenti mi linciate :-) Che tutti i motociclisti incontrati hanno salutato. Che non vi consiglio di andarci con moto stradali. Che assolutamente va vista su due ruote, in macchina perderebbe un bel po' di fascino. Che è bellissima, varia, modaiola e un po' ruffiana, ma nello stesso tempo selvaggia e ancora abbastanza incontaminata. Che ho visto molte mucche, tantissime pecore, diverse capre di montagna (sulla strada, non da lontano). Che mangiare è un po' caro, ma dormire in albergo (almeno in questa stagione) non lo è per nulla, almeno rapportandolo agli standard italiani (*). Che le strade principali sono generalmente buone, alcune anche MOLTO divertenti. Che, al contrario, le strade secondarie sono da prendere con le molle.

In sostanza, che ci ritornerei, anche domani :-)

Gianfranco "Bulletta" Giachetti - G.Giachetti@mclink.it

(*) tra le 60.000 e le 75.000 a camera per notte. In alberghi due stelle, che sono i nostri tre stelle. Inoltre ci sono campeggi (dotati anche di bungalows) dappertutto, alcuni in posti da favola.


Ultimo aggiornamento: 02/01/1999