L’amore per il cinema
Sto scrivendo da giorni e non ho ancora capito se sto scrivendo per mio piacere o per i cinefili, ho scoperto con piacere che sono tantissimi. Mi scrivono, anche dalla Francia e dagli USA, mi chiedono dopo tanti anni di raccontare di questo o quel film di cui si sono perse le tracce, o come ho lavorato con questo o quel regista e tante altre cose. Gli studenti del Dams fanno spesso la tesi di laurea sul cinema e vanno in cerca di notizie che non si trovano sui libri. Mi cercano, mi trovano e mi fanno tante domande registrando le mie risposte. Vedo inoltre che stanno uscendo tanti libri sul cinema o su qualche personaggio o su un genere. Comincio a pensare che sto facendo qualcosa che molti lettori gradiranno anche se questo è un libro autobiografico che però racconta cose e fatti che non si possono leggere altrove perché vissute e scritte in modo personale. Spero che risulti che il lavoro del cinema è un lavoro creativo a tante mani, fatto da tutti con tanta passione. Io mi sento fortunato di aver avuto modo di lavorarci per tanti anni, tanti film, tanti ricordi. Considero ancora il cinema come uno dei più interessanti e stimolanti lavori artistici. Il cinema dovrebbe racchiudere tutte le arti, pittura, musica, poesia, fotografia, letteratura, scultura. Tutte le sere, finito il lavoro, pensavo se avessi fatto un buon lavoro, se fosse giusta quella luce, se i contrasti avrebbero messo in evidenza i particolari, se un colore stesse bene accanto a un altro, se l’attrice o l’attore o l’ambiente sarebbero risultati come li avevo pensati. E la mattina non vedevo l’ora di arrivare sul set per ricominciare a creare delle suggestioni, delle scene che sarebbero rimaste nella memoria degli spettatori. Il mio piacere e il mio entusiasmo non finivano mai.
Mi sarebbe piaciuto che anche a mio figlio fosse venuta questa passione, invece ha scelto la fisica e l’informatica che l’hanno portato via da Roma. Ma visto come sta andando il cinema italiano ora che la produzione di film si sta avvicinando allo zero, sono lieto che abbia cambiato strada.
Tutti dicono che il cinema italiano si riprenderà, come ha sempre fatto, che “l’amore per il cinema non muore mai,” ma è sempre più difficile non solo fare un film, bensì trovare lo spazio per farlo uscire nelle sale lottando contro i colossi americani. Il fascismo se mai tentò di fare delle cose buone, ne fece una, ma la fece male. Vietò l’importazione dei film americani che soffocavano il nostro cinema. Rischiammo di non vedere più gli stupendi film di Frank Capra e di tanti altri illustri registi. Da allora il cinema italiano ebbe comunque un periodo di prosperità. Sarebbe stata una sana operazione culturale, e sarebbe opportuno farlo anche oggi, importare i film americani migliori, escludendo i film spazzatura, quelli con tanta violenza gratuita, sesso sfrenato e razzismo latente. Film che non incassano negli USA li mandano a noi e in tutto il mondo per raschiare il fondo del barile. Comunque ci sono segnali che la passione per il cinema c’è in molti giovani che fanno sacrifici per realizzare i cortometraggi con dei risultati talvolta interessanti. Ed è un bene che esistano anche dei premi per i “corti” per dare a questi giovani un vero incoraggiamento. Le nuove disposizioni del Ministero dello spettacolo di aiutare solo i film che garantiscono gli incassi vanno benissimo. Vuol dire che ai Festival più prestigiosi rappresenteranno l’Italia i film di Carlo Vanzina con Boldi & Co. Ma nei cassetti dei produttori e dei funzionari Rai ci sono centinaia di copioni che dopo uno sguardo vengono abbandonati se non buttati. So che a una persona addetta a trovare dei copioni interessanti era stata data l’indicazione di trovare certi tipi di storie e non altri, perciò storie valide ma non rientranti in quelle indicazioni venivano accantonate.
Anni fa un giovane scrittore mandò a tutte le produzioni un copione che tutti reputarono poco interessante. Convinto della validità della storia, lo riscrisse come libro e fu pubblicato da un noto editore. Un regista lo lesse, fece prendere i diritti a un produttore che diede l’incarico allo scrittore stesso di scrivere la sceneggiatura. Lo scrittore tirò fuori dal cassetto la sceneggiatura bella e pronta e nacque il film di Sordi “Un borghese piccolo piccolo” che ebbe tanto successo. Lo scrittore era Vincenzo Cerami, il regista Mario Monicelli. Chissà quanti altri copioni validissimi vanno a morire negli armadi delle produzioni.
Anche “I soliti ignoti” ebbe un inizio difficile.
Confesso che anch’io, una quindicina di anni fa mi ero messo a scrivere una storia. L’idea era nata in casa di un amico scrittore, avevamo tutti e due un figlio maschio. Ipotizzammo che uno dei nostri figli scappasse da casa, cosa che succede spesso purtroppo e buttammo giù pochi appunti. In seguito ci lavorai e cominciai a pensare che sarebbe potuta essere una storia valida e continuai a scrivere. Alla fine mi sembrò più che valida. In quel periodo ebbi spesso occasione di frequentare un capostruttura di Rai 1 che sapendo di questo progetto mi consigliò di portarlo al funzionario incaricato di scegliere soggetti validi. Il funzionario lo prese e promise che mi avrebbe fatto sapere. Qualche giorno dopo ripassai, ma mi dissero che il funzionario era passato a Mediaset. Del mio soggetto non si seppe più nulla.
Un anno dopo ci avevo lavorato ancora, era diventato un copione, lo feci leggere a un amico produttore il quale ne fu entusiasta, fece fare una revisione a una famosa sceneggiatrice che arricchì e migliorò i dialoghi. Presentato alla commissione del Ministero fu ritenuto meritevole e ottenne il finanziamento in base al famigerato articolo 28. Ma era purtroppo il momento in cui scoppiarono gli scandali di tangentopoli e il funzionario della BNL, inquisito, si rifiutò di firmare il mandato di pagamento. Incorniciammo la lettera del Ministero e l’attaccammo in ufficio a ricordo di un’occasione perduta.
Il pacco di copioni dormì qualche anno nel cassetto finché incontrai un altro produttore amico che si interessò a questa storia e mise in moto le sue conoscenze alla Rai. Purtroppo questo amico ci lasciò a causa di un brutto male e i copioni stanno ancora lì a coprirsi di polvere. Era la storia di un ragazzino simpatico e intelligente con un padre ricco ma stronzo e una madre dedita al tavolo verde. Il padre gli fa un tremendo sgarbo, il ragazzo scappa in bicicletta, non si sa per dove. Fa molti incontri interessanti finché arriva alla meta prefissa… finale a sorpresa.
Con tanti giovani che se ne vanno da casa sarebbe un film sempre attuale. Non voglio nascondere che avevo accarezzato l’idea di fare anche la regia, conoscevo il copione a memoria, avevo già in mente gli attori, i luoghi, i tempi, le inquadrature, tutto ciò che serve per fare un buon film.
Chissà quanti altri copioni fanno la stessa fine. Per me non è stato un dramma, avevo il mio lavoro che mi soddisfaceva in pieno, però… mi sarei divertito come un pazzo.