Il film che mi proposero era “Le pillole d’Ercole” tratto da una “pochade” francese.
Luciano Salce era rientrato da poco dal Brasile dove mi disse di aver girato due film minori. Aveva presentato questo progetto a De Laurentiis che decise di realizzarlo. Il direttore di produzione che mi conosceva gli consigliò di affidarmi la fotografia. Fu l’esordio, da protagonista, di Nino Manfredi, per gli altri ruoli la Koscina, De Sica e Andreina Pagnani. Cominciammo a Roma in teatro le prime scene dello studio medico del dottor Pasqui, Manfredi, ma a Salce dopo due giorni venne il colpo della strega. Non ci potevamo fermare per gli impegni presi con gli altri attori, specialmente De Sica il cui “cachet” era altissimo e le date obbligate. Pensai che il film sarebbe potuto saltare e che il mio esordio non era nato sotto buoni auspici. Invece la produzione, dimostrando quella capacità di risolvere le situazioni che tanto mi aveva colpito anni prima, fece costruire dai macchinisti una barella che si poteva anche tenere obliqua con dei sostegni sotto le ascelle e Salce diresse così per un paio di giorni, poi fu portato con l’ambulanza a Salsomaggiore dove continuò a dirigere finché, guarito, poté camminare. Il film era ambientato nelle Terme, nei saloni, nelle stanze, nei corridoi, nel ristorante e nel parco. La classica pochade basata su equivoci, scambi di stanze, scambi di letti, scambi di persone.
Erano venute con me anche mia moglie e mia figlia che compiva un anno, fece lì i primi passi, la festeggiammo con la prima candelina. Ero veramente felice, avevo una bella moglie, alta, bionda, occhi azzurri, elegante e simpatica, eravamo innamorati, avevamo una bambina deliziosa. Stavo girando il mio primo film, una commedia divertente, il grande De Sica, Nino Manfredi, e altre belle e brave attrici, il posto era bellissimo. Come primo film che altro potevo desiderare? Avevo 34 anni, ci avevo messo anche poco a realizzare il mio obbiettivo. E come non bastasse la mattina ero felice di andare a lavorare, sul set c’era sempre qualche piccola novità, un set trasformato, abiti nuovi per gli attori, qualche modifica alla sceneggiatura, tutto era interessante. Mi ero portato da Roma degli ottimi collaboratori tra cui l’operatore che Di Venanzo non aveva voluto come mio sostituto. Era una troupe di prim’ordine, il lavoro andò benissimo e finimmo nel tempo stabilito. Il materiale girato lo visionava a Roma il montatore che ci faceva sapere se era buono.
Il mio rapporto con Salce era strano, mai una parola che non fosse di lavoro, mai un caffè insieme, parlava solo con gli attori. Era un uomo spiritoso, spesso sarcastico, pensai che gli anni passati nei cabaret e nei teatri a fare il comico nel famoso gruppo Salce-Valeri-Bonucci-Caprioli lo avessero fatto diventare caustico a tutti i costi. La sua era una comicità amara, irriverente. Faceva anche l’attore costruendo personaggi e caratteri indimenticabili. Fece teatro e televisione nei programmi di punta. Con lui girai quattordici film e posso dire che tra tutti i registi con cui ho lavorato, Salce è stato senza dubbio il più interessante e coinvolgente nonostante il suo apparente distacco. Se leggendo un copione provavo a immaginare in che modo avrebbe girata una scena, Salce mi stupiva sempre, inventando soluzioni geniali. A lui bastava poco per trasformare una scena che sembrava banale in un capolavoro di comicità. Bastava una battuta inventata lì per lì o una pausa o un diverso movimento di macchina e scaturiva la risata, magari amara. Faceva l’attore anche nei suoi film interpretando personaggi reali ma visti attraverso un’ottica molto personale. Fuori del set era un grande donnaiolo, quando giravamo a Roma usciva tutte le sere, molto elegante, con belle ragazze. Gli attori che recitarono di più con noi sono stati Tognazzi che con Salce uscì dai filmetti comici in coppia con Vianello e divenne uno degli attori più richiesti e Villaggio che aveva inventato il personaggio Fantozzi ma senza Salce non avrebbe avuto quell’ enorme successo.
Col primo Fantozzi, quando andavamo la sera a vedere i giornalieri, dalla cabina di proiezione sentivamo attraverso gli spioncini grandi risate mentre di solito i proiezionisti non guardano neppure quello che proiettano se non per fare attenzione alla nitidezza. Era un segnale che fu poi confermato dal successo nelle sale. Anche la lavorazione era divertente, Salce partecipava alla scelta degli ambienti, dei costumi, inventava di continuo nuove situazioni, ogni inquadratura aveva la sua impronta, talvolta parlava a lungo con Villaggio che come autore del libro aveva anche lui delle esigenze, ma andavano sempre d’accordo. Salce mi chiese di fare una fotografia simile alle vignette del Corriere dei Piccoli, niente ombre, niente effetti, solo colore, e io lo feci.
Ma ricordo altri film con lui altrettanto se non più interessanti, la trilogia con Tognazzi. “Il federale”, “La voglia matta” e “Le ore dell’amore”, pieni di idee, sia nella sceneggiatura che nella realizzazione. “Il federale” lo girammo sui monti sopra Palestrina, la famosa scena della moto di Tognazzi e il professore col sidecar: “buca”, “buca con acqua” e “buca con fango” la girammo sui tornanti sotto Castel San Pietro. La lavorazione fu molto faticosa ma quando uscì il film ed ebbe tanto successo capii che ne era valsa la pena. Fu anche l’esordio di Stefania Sandrelli sedicenne, in un piccolo ruolo. Una sera mi resi conto che tutta la troupe era sparita, mi avevano praticamente lasciato solo, vidi però del movimento intorno alla roulotte della sartoria, incuriosito andai a vedere, trovai tutti i tecnici davanti alla finestra della roulotte che si godevano lo spettacolo di questa sedicenne che andava sù e giù nella roulotte completamente nuda. Fu molto divertente.
Per “La voglia matta” concertai col tecnico del laboratorio di Cinecittà, il favoloso Verzini, un esperimento di stampa per il bianco e nero che creava un’atmosfera molto suggestiva. L’ultima scena del film in cui Tognazzi si sveglia sulla spiaggia, abbandonato in mezzo alle torce spente e si rende conto che la Spaak e i ragazzi sono partiti è di una tristezza infinita. Mi ha aiutato molto la fioca luce di un alba livida. In più Salce ci mise una canzone struggente, l’effetto era straordinario.
Salce era un precursore dei costumi, già allora, negli anni sessanta. Ne “Le ore dell’amore” affrontò la crisi del matrimonio prospettando la soluzione di vivere insieme, anche meglio se ognuno a casa propria. Ne “La cuccagna” tratteggia la figura del lestofante traffichino di cui oggi l’Italia è piena e della ragazza a cui viene promesso un impiego inesistente, cosa oggi all’ordine del giorno. “Alla cara mamma nel giorno del suo compleanno” è il film in cui Villaggio mammone gioca a letto con la bambolona gonfiabile ma tenta di concupire la servetta, la deliziosa Giorgi che finge di dormire, coprendola di banconote.
Girammo anche un film per una televisione americana tratto da Mark Twain. “Gli innocenti vanno all’estero”, storia di un gruppo di turisti americani che visitano l’Europa. Anche qui la genialità di Salce ha fatto diventare comico un film di viaggi inventando, in ogni città, una guida turistica che era sempre un Gigi Proietti trasformista, a Pisa era un frate, a Venezia un gondoliere, a Napoli un mandolinaro, a Parigi un raffinato cicerone, alle piramidi un perfetto arabo, ad Atene una guida che oltre che parlare un pessimo inglese era anche balbuziente.
“Come imparai ad amare le donne”, ambienti eleganti pieni di donne bellissime, è la caricatura di un dongiovanni concupito da tante donne. Piccole apparizioni di Romina Power quindicenne e della famosa Zarah Leander, cantante tedesca del primo novecento. Nei teatri di posa di Amburgo mi trovai benissimo, era tutto automatizzato, mi divertiva dare gli ordini per disporre le luci. Il capo elettricista parlava al microfono, all’inizio non sapevo con chi, le luci si accendevano, si spegnevano e si spostavano da sole, poi scopersi che c’era da un’altra parte una cabina in cui un tecnico, manovrando dei dispositivi faceva spostare i proiettori. Amburgo è una città bellissima completamente ricostruita dopo la guerra, con il lago al centro della città, i vaporetti che fanno servizio passeggeri, i canali navigabili e nelle belle giornate tante barche a vela. E si mangiava benissimo, alla tedesca naturalmente, zampetti di maiale, la choucroute e dolci squisiti.
Infine una chicca “Vieni avanti cretino” una serie di episodi esilaranti pieni di equivoci, con un Banfi strepitoso.
Luciano Salce
le pillole d'ercole
il federale
il federale
la voglia matta
la voglia matta
come imparai ad amare le donne
eleonora giorgi
fantozzi
fantozzi
Start Slideshow