LA PROSTATA

La prostata è una ghiandola accessoria del sistema riproduttivo maschile. Essa secerne un liquido chiaro che, unendosi allo sperma, lo mantiene vitale. È localizzata sotto la vescica e circonda l'uretra, cioè il condotto che porta all'esterno le urine dalla vescica.
Allo stato normale la prostata nell'adulto ha la forma di una castagna, con una lunghezza di 3 cm, una larghezza di 4 cm, uno spessore di 25 mm ed un peso medio di 20 gr. Le dimensioni però variano secondo l'età e secondo i soggetti.
Dopo i 50 anni la parte centrale della prostata tende a crescere dislocando all'esterno la ghiandola vera e propria. Questa parte, chiamata adenoma prostatico, fa raggiungere alla prostata dimensioni fino a due-tre volte quelle normali.
Non è noto perchè questo accada, ma si pensa che ciò sia dovuto alle variazioni ormonali che sopraggiungono con l'età.

COSA SUCCEDE QUANDO CRESCE L'ADENOMA?

L'adenoma crescendo va a restringere l'uretra rendendo difficoltosa l'uscita dell'urina. La vescica di conseguenza è costretta a lavorare di piú per superare l'ostacolo rappresentato dall'adenoma. Con il tempo essa si sfianca, diventa meno efficiente e si possono formare dei diverticoli (ernie vescicali). Può anche non espellere all'esterno tutto il suo contenuto: rimane, cioè, un residuo di urina al termine della minzione; questo può essere causa di possibili infezioni vescicali e di calcolosi.
Si chiama adenoma un nuovo tessuto, di natura benigna, che nasce all'interno della prostata ed ipertrofia prostatica quel processo che indica la crescita della ghiandola prostatica. In pratica, quindi, i due termini indicano la stessa malattia.

QUALI SONO LE CAUSE DELL'IPERTROFIA PROSTATICA?

Benchè lo svilupparsi di un'ipertrofia prostatica sia un fenomeno quasi universale nell'uomo anziano, non sono ancora note le cause e la patogenesi di tale malattia. I tentativi di identificare i fattori di rischio, basati su studi epidemiologici, non sono stati molto utili. È stato però confermato che non vi è una correlazione con lo stato socio-economico, la celibanza, i gruppi sanguigni, l'uso di tabacco o di alcolici, le malattie cardiovascolari, il diabete, l'ipertensione e la cirrosi epatica. Inoltre non è stata dimostrata la correlazione con il tumore prostatico.
I due fattori principali necessari per l'instaurarsi dell'ipertrofia prostatica benigna nell'uomo sono rappresentati:
1) dalla presenza dei testicoli quale fonte di ormoni maschili,
2) dall'età.

INCIDENZA DELL'IPERTROFIA PROSTATICA

Benchè l'ipertrofia prostatica sia una malattia che interessa principalmente gli uomini oltre i 50 anni, qualche volta colpisce i soggetti piú giovani.

MALATTIE LEGATE ALLA PROSTATA

Prostatite
L'infezione alla ghiandola prostatica viene definita come prostatite. Si presenta con sintomi quali senso di peso perineale, dolenzia sovra-pubica e testicolare. Si diagnostica con la raccolta delle secrezioni prostatiche espresse mediante massaggio. Può essere associata ad una ipertrofia adenomatosa ed aggravare l'ostruzione urinaria per il rigonfiamento infiammatorio che ne deriva.
Carcinoma
È un tumore maligno della prostata Si sviluppa nelle porzioni piú periferiche della ghiandola prostatica (lobo posteriore) e si apprezza, mediante una semplice esplorazione rettale, come un'area di consistenza aumentata che verrà sottoposta a biopsia.
È una malattia completamente indipendente dall'adenoma prostatico e può svilupparsi anche nei soggetti sottoposti ad intervento di Adenomectomia sia per via trans-uretrale sia trans-vescicale. Colpisce l'uomo con una frequenza crescente con l'età raggiungendo anche il 70% al di sopra dei 70 anni.
Un'esplorazione annuale nei soggetti adulti oltre i 50 anni permette di evidenziare la malattia nelle fasi iniziali laddove è ancora curabile.

SINTOMI LEGATI ALL'ADENOMA PROSTATICO

Inizialmente i sintomi sono piuttosto sfumati in quanto il muscolo vescicale, per un certo tempo, è in grado di compensare l'aumentata resistenza al flusso urinario.
Successivamente questo diventa inefficiente e progressivamente si possono manifestare uno o più di questi sintomi:
1) Diminuzione del calibro e del getto urinario.
2) Esitazione nell'iniziare la minzione.
3) Bisogno urgente di urinare con la perdita involontaria di qualche goccia di urina
4) Bisogno di urinare piú spesso specialmente la notte.
5) Minzione in piú tempi.
6) Sensazione di incompleto svuotamento della vescica.
7) Incapacità completa di urinare (Ritenzione)

IL RUOLO DEL MEDICO

L'insorgere di uno o piú dei sintomi precedentemente descritti deve indurre il paziente a consultare un medico.
Lo specialista del trattamento dei disturbi del sistema urinario, sia maschile che femminile, è l'Urologo.
Per prima cosa il medico farà una dettagliata Anamnesi (raccolta delle notizie riguardanti malattie personali e/o ereditarie del paziente) includendo, in particolare, domande su eventuali disturbi della minzione.
Eseguirà poi un esame rettale: il disagio che questo esame causa e'minimo e comunque estremamente breve.Il medico potra'apprezzare le dimensioni, la forma, la consistenza della prostata ed eventuali noduli.
Il medico potrà richiedeIe, inoltre, di eseguire una Flussometria (esame che consiste nella minzione in un recipiente collegato con una macchina che permette di quantificare la potenza del getto e la sua durata) o un Esame Urodinamico per valutare l'efficienza del meccanismo vescico-uretrale).
Verranno richiesti degli esami colturali sul liquido prostatico, uretrale, vescicale per valutare la presenza o meno di una infezione.
Una Ecografia permettera di valutare le dimensioni e la struttura della prostata e la quantità di un eventuale residuo urinario.
L'Ecografia prostatica viene eseguita con la tecnica trans-rettale che consiste nell'introduzione, attraverso il retto, di una sonda di materiale plastico ben lubrificata. L'esame non è doloroso e dura circa 20 minuti. Nella fase terminale dell'esame l'Ecografista potrà chiedere al paziente di urinare per valutare l'ostruzione causata dalla prostata durante la minzione.
Quando alla visita rettale il medico apprezza un nodulo, può richiedere, invece, una biopsia. Questa viene eseguita in ambulatorio. Un ago da biopsia viene inserito attraverso il retto nell'area sospetta in modo da poter estrarre un gruppo di cellule che verranno esaminate dal Patologo.
L'esame si conclude in pochi minuti e non è doloroso.

COME CI SI PREPARA ALL'ECOGRAFIA PROSTATICA.

La sera precedente l'esame si effettua una dieta leggera e povera di scorie (priva, cioè, di frutta, verdura e pane integrale). La mattina si esegue un clistere di pulizia ed il paziente avrà cura di arrivare all'esame con la vescica piena bevendo un litro di acqua. Se lo stimolo minzionale è molto forte e non è ancora arrivato il momento dell'esame, il paziente potrà urinare quel poco necessario per sentirsi meglio.

IN COSA CONSISTE L'INTERVENTO DI RIMOZIONE DELL'ADENOMA PROSTATICO

L'intervento di Adenomectomia prostatica consiste nella rimozione del tessuto adenomatoso al fine di poter migliorare la minzione.
Non c'è quindi asportazione totale della ghiandola, ma solo il suo svuotamento.
Poichè al giorno d'oggi non esiste alcun valido trattamento medico dell'ipertrofia prostatica, l'unica forma di trattamento è quello chirurgico.
Le indicazioni all'intervento vengono date quando si manifestano uno o piú dei seguenti quadri clinici:
1) Ritenzione acuta d'urina.
2) Idronefrosi (dilatazione delle vie escretrici renali).
3) Infezione urinaria ricorrente aggravata dalla presenza di residuo (ristagno) urinario.
4) Grave ematuria dovuta alla prostata congesta.
5) Sintomi di ostruzione minzionale che siano fonte tale di preoccupazione per il paziente da fargli decidere il trattamento.
6) Sintomi ostruttivi associati con un grado di instabilità vescicale (urgenza con incontinenza).
Quando compaiono i sintomi di instabilità vescicale (stimoli imperiosi con perdita involontaria di alcune gocce di urina) l'indicazione all'intervento è assoluta. In tali condizioni l'instabilità del muscolo detrusore della vescica potrà migliorare dopo l'intervento di Prostatectomia nel 75% dei casi, ma nel 25% rimarrà invariato.
Per cui si deve fare ogni sforzo per riconoscere prima possibile questa condizione e rimuovere precocemente l'ostruzione.

Le tecniche oggi usate sono:
a) la tecnica chirurgica, eseguita per via trans-vescicale e sovrapubica.
b) la tecnica endoscopica, eseguita per via trans-uretrale (T.U.R. = Trans Urethral Resection)
Ambedue le tecniche sono eseguite in anestesia peridurale, cioè con l'anestetico limitato alle radici nervose che interessano il basso ventre e le gambe mantenendo integra la coscienza dei pazienti. La scelta della tecnica deve essere sempre fatta dall'Urologo in base alla sua esperienza, al peso ed alle dimensioni della prostata, all'età ed alle condizioni generali del soggetto.

a) TECNICA CHIRURGICA
Viene eseguita per via trans-vescicale attraverso un'incisione sovra-pubica curvilinea. Una volta aperta la vescica, I'adenoma prostatico viene enucleato dalla prostata vera e propria (che è stata schiacciata alla periferia) mediante un dito. L'intervento ha la durata media di un'ora.

b) TECNICA ENDOSCOPICA
È nota come T.U.R. (Trans Urethral Resection); consiste nell'introdurre nell'uretra uno strumento simile al cistoscopio chiamato Resettore che è munito alla sua estremità di un'ansa elettrica attraverso cui, mediante un comando a pedale, passa una corrente di taglio o di coagulazione.
La prostata viene cosí resecata a fette, insieme all'uretra prostatica, in tutta la sua circonferenza, coagulando i vasi alla loro emergenza.
Tutto l'intervento viene eseguito sotto controllo visivo e sotto un flusso continuo di acqua sterile che rende piú nitida la visione.
Le fette di prostata resecate, cadono nella cavità vescicale e successivamente, al termine dell'intervento, vengono rimosse mediante un siringone.
La porzione di uretra asportata andrà incontro ad un processo di riepitelizzazione che sarà completo nell'arco di 2-3 mesi.
La durata dell'intervento è legata alle dimensioni della prostata. Con la tecnica endoscopica inoltre si possono risolvere, nella stessa seduta, stenosi (restringimenti) uretrali, calcoli vescicali, papillomi vescicali etc.
Dopo l'intervento, tornati nella propria camera, vengono praticate infusioni endovenose per alcune ore se si è avuto un intervento endoscopico o per 2-3 giorni se si è avuto un intervento a cielo aperto.
Nel primo caso il paziente può alimentarsi anche il mattino successivo; nell'altro tipo di intervento il paziente dovrà aspettare la ripresa dei movimenti intestinali che generalmente avviene 2-3 giorni dopo.
Al termine dei due tipi di intervento, un catetere di Foley a tre vie viene inserito in vescica e il palloncino è gonfiato e trazionato nella loggia prostatica operata a scopo emostatico.
Viene poi istituito sterilmente, mediante sacche di liquido già preparato dalla sala operatoria, un lavaggio vescicale continuo: tale liquido, dopo aver lavato la vescica, viene raccolto in buste sterili.
Il catetere di solito viene lasciato per due giorni dopo l'intervento endoscopico e per cinque dopo quello chirurgico.
Non bisogna preoccuparsi se si notano urine con sangue (ematiche) o con coaguli dopo l'intervento: è sufficiente aumentare la velocità del lavaggio vescicale per normalizzarle.
Rimosso il catetere è importante continuare il lavaggio vescicale mediante l'introduzione per os di almeno due litri di acqua al giorno.
In questa fase è utile far uso di lassativi per mantenere le teci morbide e non sforzarsi durante la defecazione.
Le urine possono essere scure all'inizio, ma tendono a schiarirsi con il tempo.
Quando il medico ritiene che la minziane stia ritornando normale, si viene dimessi.
Ciò avviene in genere entro due o tre giorni in entrambi i casi.
Nel caso dell'intervento a cielo aperto i punti della ferita vengono rimossi dopo 6-7 giorni dall'intervento.

LA GUARIGIONE A CASA

La guarigione avviene da 2 a 6 settimane. Durante questo periodo occorre continuare a bere in abbondanza in modo da lavare la vescica.
I liquidi vanno sospesi dopo le otto di sera in modo da ridurre la frequenza delle minzioni durante la notte.
Al paziente verranno prescritti dei coagulanti e, se necessario, dei disinfettanti urinari.
Talora vi può essere una lieve ematuria (sangue nelle urine) e/o emissione di coaguli.
Questo non dovrà allarmare. In genere è sufficiente un breve periodo di riposo, assumere piú liquidi e continuare i coagulanti affinchè la situazione si normalizzi.
Se dovesse persistere lo stimolo urgente di urinare, bisogna consultare il medico che prescriverà la medicina appropriata.
La minzione, dopo 6/8 settimane dall'intervento, sarà più facile e meno frequente ed il getto piú largo e piú potente.
Possono trascorrere, comunque, dei mesi prima che la vescica torni normale: piú a lungo è stato il periodo in cui si sono avuti problemi ad urinare prima dell'operazione, piú si dovrà aspettare per una normalizzazione.
È importante non fare alcuno sforzo perchè in entrambi gli interventi esiste un'incisione anche se in quello endoscopico non risulta visibile.
L'alimentazione può riprendere normalmente fin dall'inizio; anche un bicchiere di vino ai pasti è consentito fin dai primi giorni.
Per la ripresa del lavoro la si potrà decidere insieme al medico. In genere dipende dall'impegno fisico che esso richiede.
L'attività sessuale dovrà essere sospesa per un mese dopo l'intervento.
Il paziente dovrà ritornare, dopo tale periodo, per una visita di controllo, avendo cura di portare con sè la fotocopia della cartella clinica ed un esame delle urine con urinocoltura.

DOPO UN INTERVENTO ALLA PROSTATA

Molti uomini hanno il timore di non essere piú in grado di avere una vita sessuale normale.
In realtà la paura può danneggiare molto di piú il loro appagamento sessuale che non l'intervento in se' stesso.
In genere, il desiderio sessuale, l'abilità, il godimento, sia per la qualità che per la quantità, torneranno ad essere gli stessi pochi mesi dopo, sia nel caso dell'intervento endoscopico, sia nel caso dell'intervento a cielo aperto.
Anzi, migliorando le condizioni generali di salute ed eliminando la fonte di preoccupazione, non ci potrà essere che un miglioramento dell'attività sessuale.
Anche quando il sesso è soddisfacente potrete però notare una differenza.
Sebbene proviate lo stesso orgasmo qualche volta il liquido eiaculato refuisce nella vescica, producendo una eiaculazione "secca" perchè il collo vescicale è stato ampiamente aperto.
I testicoli potranno produrre lo stesso sperma per cui potrebbe essere ancora possibile trovare degli spermatozoi vivi nell'urina.
Ricordate, comunque, che tutti quei disagi che prima dell'intervento ponevano varie limitazioni nella sfera personale e sociale, scompariranno: si potrà andare tranquillamente al lavoro, al cinema, a teatro, ci si potrà sedere ad un tavolo da gioco senza piú il fastidioso problema di doversi alzare.
Si ricomincerà, insomma, una vita diversa e piú serena.