JAZZIT luglio-agosto 2004 Inaspettatamente, come il titolo sembra voler suggerire, il jazz italiano si arricchisce di un nuovo, interessantissimo talento. Non che Paolo Tombolesi fosse ignoto agli addetti ai lavori, ma la sua attività, finora, aveva percorso tragitti laterali, sotterranei. Questo suo primo disco da leader, finalmente, ne mette in luce la sensibilissima vena compositiva (tutti belli i temi, con una menzione speciale per Quando sarò piccolo), la precisa idea di trio - che abbandona la dimensione perimetrale per trasformarsi in un organismo pensante a tre teste -, la capacità, dawero mirabile, di organizzazione del materiale. Improvvisatore misurato e fantasioso, Tombolesi si dimostra curioso anche nelle riletture: Passaggio a livello, di Enzo Jannacci (uno dei momenti più divertenti del cd), e Animali diurni, di Maurizio Giarnmarco, s'incastonano a perfezione, senza scarti apparenti, nel tessuto musicale del disco. Notevole la resa sonora, ed eccellenti Gianluca Renzi e Alessandro Marzi. Vincenzo Martorella |
MUSICA JAZZ ottobre 2004 Nell'album d'esordio alla testa di un classico trio, Tombolesi (finora apprezzato soprattutto per le doti di accompagnatore sensibile e competente) conferma la particolare cura al dettaglio, allo spettro timbrico, grazie a un tocco variegato, che sa passare da accenti morbidi e dal sound vellutato a situazioni di tipo percussivo: un pianista attento alle dinamiche. Capace di ascoltare i partner, con i quali sviluppa un interplay ispirato agli storici trii di Bill Evans (o anche di Paul Bley) ma anche assolutamente contemporaneo, soprattutto per la tipologia delle composizioni e il trattamento ritmico. In fondo non conta il modello originario ma come lo si trasforma e in tal senso occorre sottolineare che questo trio sa raccontare storie, sfugge dalle soluzioni prevedibili e si esprime con freschezza e un sottile, coinvolgente senso dello swing, senza muscolarità ma con attenzione al pensiero narrativo. Renzi è bassista pieno di immaginazione e Marzi tiene il timone del tempo anche in presenza dei frequenti voli pindarici dei compagni. Il leader è autore di gran parte del repertorio, completato da un brano di Enzo Jannacci (Passaggio a livello), da uno di Maurizio Giammarco (Animali diurni) e dal conclusivo omaggio a Massimo Urbani firmato da Mauro Verrone e suonato dal solo pianista, come un'elegia. Maurizio Franco |
ALIAS, supplemento culturale del Manifesto n.22 del 04/06/2005 Pianista e didatta molto conosciuto nell'area romana, a suo tempo attivissimo nell'Associazione Musicisti Jazz, Tombolesi giunge tardi al primo disco da leader. Fino ad un paio di decenni fa accadeva così; oggi, spesso, il cd è una sorta di acerbo biglietto da visita. Gli 8 brani di Unawares, invece, trasudano maturità fin dal suono, così intenso e caratterizzato, e poi nel gioco paritetico del trio (Gianluca Renzi, contrabbasso; Alessandro Marzi, batteria). Tombolesi si porta nelle dita una storia personale, fatta di tributi sinceri a Massimo Urbani (attraverso il Con amore scritto da Mauro Verrone), al Maurizio Giammarco che ha formato tanti jazzisti (Animali diurni), alla vena surreale di Jannacci (Passaggio a livello). E' un linguaggio pianistico intenso, elegante, comunicativo, che fluisce con la naturalezza di un concerto, con brani (Inner Flow) dove composizione e improvvisazione si bilanciano e confondono. Luigi Onori |
ALL ABOUT JAZZ - Giugno 2005 (...) Le qualita' di Tombolesi sono
nell'opportuno dosaggio di una tecnica che, agli occhi (sarebbe meglio
dire "alle orecchie") del jazzofilo, non passa inosservata. La
consapevolezza armonica si fa strada grazie all'utilizzo di
sostituzioni e alterazioni suggerite, non imposte, che invece di
rappresentare un punto tematico sono un anello di congiunzione tra una
frase e l'altra. E' con un utilizzo parsimonioso delle frecce al
proprio arco, che il musicista mostra non soltanto una solida base
tecnica (per tecnica non s'intenda solo la meccanica, ma tutto
l'aspetto frasale, ritmico eccetera), ma una pregevole spinta artistica
che dell'abilita' strumentistica fa un mezzo, e non un punto d'arrivo. Stefano Piedimonte |
CADENCE - july 2005 Paolo Tombolesi’s debut recording as a leader shows him to be a pianist imbued with patience and grace. (...) Marzi is one of those drummers with the ability to swing like Philly Joe Jones all the while keeping a tight grip on the bell of his ride cymbal á la DeJohnette; in other words, he exhibits supreme restraint and exactitude. As for Tombolesi, his attack is measured, not unlike that of Geoff Keezer but not nearly as ferocious either. He’s a romantic at his core (...) Charles Winokoor © Cadence Magazine 2005 |
AnimaJazz - 3 Settembre 2005 PAOLO TOMBOLESI: "UNAWARES" PRESENTA UN NUOVO GRANDE ARTISTA (...) Mi sono sorpreso "rapito" dal suo
pianismo, felicemente vitale ma equilibrato tra la delicatezza dei
momenti più pacati e una divertente quanto godibile
"irrequietezza" improvvisativa, che permette di non staccare mai
l'ascolto attento dal suo lavoro. Il suo pianismo ha le doti
fondamentali: tecnica e sensibilità, entrambi ad alti livelli.
(...) Nel progetto di Tombolesi ci sono, poi, le idee,
un'originalità di fondo che pone il pianista, tra l'altro ottimo
ed originale compositore, sicuramente in evidenza nell'odierno panorama
jazzistico italiano, costituendo un felice esempio di grande
preparazione tecnica capace di supportare una potenzialità
creativa ed intellettuale di grande spessore. (...) Conosco il lavoro
di Gianluca Renzi, tra i più interessanti contrabbassisti
italiani (...) il suo tocco intelligente e sensibile, capace di punte
espressive di notevole creatività incisiva, e capace
,comunque,di porsi anche come sottolineatore discreto e compagno
d'ensemble presente e sempre concentrato. (...) ottimo anche il lavoro
di Alessandro Marzi, felicemente equilibrato nel suo drumming, che
trova in questa dimensione una sua collocazione ideale. (...) Il Jazz
di Tombolesi è elegante, raffinato, ma anche vibrante e ricco
d'inventiva; il Jazz per eccellenza, imprevedibile, fantasioso, ma
anche evocativo, toccante, profondo. Non ho mai ravvisato, nell'ascolto
del suo CD, un momento di superficialità, ma al contrario ho
vissuto l'energia positiva della continua concentrazione partecipata
dalle emozioni, in un fluire oscillante e festoso di atmosfere musicali
di alto tenore comunicativo. Un primo lavoro da leader che si presenta
con le migliori credenziali. |
jazzitalia - 15 Febbraio 2006 Quello che mi ha colpito
appena iniziato l'ascolto di questo cd è stato il 'suono'
del pianoforte (fresco, presente, intenso) e la percezione 'live',
sebbene effettuata in studio, della registrazione. Leggendo le note di copertina dello stesso Tombolesi e
di Paolo Piangiarelli si conoscono le motivazioni di queste scelte di
cui non si può non essere d'accordo visto il risultato. Gaspare Bonafede |