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Dal Salmo 26 alle
Beatitudini: undici brani in cui la voce di Giovanni Paolo II è
accompagnata da un arrangiamento musicale scritto appositamente. Due anni
di lavoro, di ricerca scrupolosa. Una collaborazione tra Radio Vaticana,
Audiovisivi San Paolo e Sony Music. E un milione di copie distribuite in
tutto il mondo.
«Diverso
da tutto, da ogni possibile punto di vista». Anche il combattivo Peter
Gelb, presidente mondiale della sezione di musica classica del
colosso discografico Sony Music, incontra qualche problema nel descrivere
Abbà Pater. «La cosa migliore che possa dire», prosegue, «è:
ascoltatelo. Sono certo che avrete le mie stesse reazioni. Prima un po’ di
sconcerto, poi, dopo che avrete ascoltato il cd dall’inizio alla fine,
emozione e probabilmente anche entusiasmo. È uno di quei casi straordinari
(direi miracolosi, se non temessi di apparire irrispettoso) nei quali la
somma di elementi di per sé unici dà luogo ad un risultato artistico
ancora più sorprendente».
Gli elementi che si ritrovano in Abbà Pater sono in effetti
sorprendenti e unici: c’è la voce di Giovanni Paolo II, presa in prestito
dall’immenso archivio della Radio Vaticana. C’è un accompagnamento
musicale che si aggiunge alla voce con grande rispetto e coraggio
altrettanto grande. C’è, infine, la somma di questi elementi, un cd che
contiene undici brani costruiti in questa maniera: si chiama Abbà
Pater, esce in questi giorni in tutto il mondo, accompagnato da un
video, proprio come si usa fare nel mondo della musica leggera.
A questo punto bisognerebbe anche dire che la Sony Music ne ha stampate
un milione di copie come prima tiratura e che Peter Gelb è l’uomo che ha
realizzato la colonna sonora del film Titanic, con 27 milioni di
copie l’album in assoluto più venduto nel mondo nel 1998.
Lo diciamo, come è giusto che sia, ma diciamo anche
che la storia di Abbà Pater è molto più bella e interessante del
consenso anche commerciale che saprà suscitare nei prossimi mesi. È una
storia di lavoro e di ispirazione, di meticolose ricerche d’archivio e di
sorprendente creatività. «L’idea iniziale è stata mia», racconta don
Giulio Neroni, responsabile degli Audiovisivi San Paolo, «da tempo
coltivavo il progetto di pubblicare un cd con una Messa cantata inserendo
gli interventi del Santo Padre, scegliendo quanto di meglio era
disponibile tra le registrazioni della Radio Vaticana. Proprio quando mi
decido a parlarne con padre Pasquale Borgomeo, direttore della Radio
Vaticana, mi chiama Vincent Messina e mi propone una composizione che si
sarebbe sposata perfettamente con quel progetto».
Il presidente di Sony
Classical Peter Gelb. |
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Così, da questa e altre felici coincidenze che sono
tutto tranne che casuali, ha preso forma Abbà Pater. Non che sia
stato facile, o che il lavoro sia stato leggero. «Ci sono voluti due anni
di lavoro», dice don Neroni, «ho calcolato che ho consultato quaranta
volumi degli Acta Apostolicae Sedis, quaranta libroni che hanno
all’incirca 1.600 pagine ciascuno. Tutto ciò che il Papa ha detto in
pubblico, tutte le preghiere, le omelie, le parole pronunciate in tutte le
occasioni sono archiviate così. Poco alla volta mi sono fatto una certa
esperienza e ho capito che quando cita qualcuno, Giovanni Paolo II lo fa
da attore, mette a frutto l’attività teatrale giovanile per essere più
chiaro, più comunicativo. Una volta isolati i testi, non è stato poi così
difficile passare ai nastri, conservati con cura dalla Radio Vaticana».
«La Radio Vaticana», spiega padre Pasquale Borgomeo,
il direttore dell’emittente della Santa Sede, «ha archivi straordinari, ma
non è fatta per produrre cd. Ecco perché è stato importante lavorare con
la San Paolo, che è espressione di una congregazione nata proprio con il
carisma della comunicazione sociale. A don Giulio ho lasciato volentieri
il compito di trovare i musicisti giusti, di trovare un distributore
mondiale, ma mi sono riservato l’ultima parola su tutto, anche sulla
promozione che la Sony Music vorrà fare, su quello che ora tutti chiamano
marketing».
 Il Papa in Messico assiste a una danza di origine
Maya (agosto ’93).
Non c’è da credere che padre Borgomeo si sia tirato indietro. Anzi. Don
Giulio Neroni lascia intendere che la sua sorveglianza sul progetto è
stata attenta e continua, e che tutti i passi successivi alla prima fase
di ricerca siano stati da lui approvati. Già, perché il progetto iniziale
di una Messa cantata si è trasformato poco alla volta in qualcosa di
diverso: «C’è stato un lungo lavoro di messa a fuoco del percorso
spirituale che avrebbe attraversato il cd», spiega Vincent Messina, che di
Abbà Pater ha curato la produzione musicale.
«Siamo così partiti dal Salmo 26», spiega, «dal tema del perdono, della
riconciliazione, e da lì abbiamo cominciato a costruire una strada che
alla fine si è materializzata in un libretto con i testi. Quando siamo
entrati in studio avevamo dunque una traccia e la voce del Santo Padre
ripulita di tutti i rumori di fondo tipici delle registrazioni dal vivo.
Il fatto straordinario era che già così il cd avrebbe avuto una sua
straordinaria bellezza. Il fatto ancora più straordinario è che il lavoro
di composizione è stato velocissimo: come se quella voce ispirasse i
musicisti, come se in qualche modo dettasse la musica».

Giovanni Paolo II applaude un gruppo di
danzatrici in Uganda, nel febbraio ’93.
Eccoli allora i musicisti, i compositori dei temi musicali che si
accompagnano alle parole del Papa. Non aspettatevi grandi nomi, personaggi
da copertina: si chiamano Leonardo De Amicis e Stefano Mainetti, il primo
ha scritto nove brani, il secondo due, il primo ha lavorato soprattutto
come arrangiatore, il secondo come autore di colonne sonore
cinematografiche. «Per sceglierli», dice Messina, «mi sono avvalso
dell’esperienza di vent’anni. Volevo evitare di coinvolgere personaggi
ingombranti in un progetto che richiedeva soprattutto umiltà. E poi sono
convinto delle loro qualità». Elogiate pubblicamente anche da Peter Gelb,
che qualcosa di buona musica deve sapere, se ha lavorato a lungo con il
grande pianista Vladimir Horowitz.
«In Abbà Pater sono stato coinvolto quasi fin dall’inizio»,
racconta Leonardo De Amicis, «quando Vincent e don Giulio cercavano i
compositori mi sono fatto avanti con un brano che avevo scritto a Lourdes
e che per me aveva un significato particolarissimo: proprio da Lourdes era
partito un mio personale percorso di riavvicinamento alla fede. Bene,
quella composizione si adattava perfettamente al Salmo 26, tanto che ora è
sul cd quasi senza ritocchi. L’ho interpretato come un segno e forse con
qualche ragione, se nove composizioni su undici sono mie».
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Bob Dylan
canta davanti al Papa nel
concerto tenutosi il 27 settembre
1997 a
Bologna. |
«Emozione, paura e felicità. Entusiasmo di essere
coinvolto in un progetto di questo valore. Poi, però, soprattutto umiltà»:
sono questi gli stati d’animo attraversati da Stefano Mainetti nel corso
dell’impegno per Abbà Pater. Che ha interpretato rifacendosi
all’esperienza di autore per il cinema: «Per quanto possa sembrare
strano», dice, «ho capito che avrei dovuto avere lo stesso atteggiamento:
seguire la traccia che avevo (in questo caso le parole del Papa) e non
prevaricare. Dovendo musicare un testo di san Francesco mi sono detto:
"Ascoltalo". Così ho fatto».
Ci sarà molta curiosità, e probabilmente non tutta
benevola, intorno a questo inusuale progetto. Che chiede una cosa sola: di
essere ascoltato prima che giudicato. «Ci tengo a sottolineare», spiega
don Giulio Neroni, «che non è una semplice antologia di brani tratti dai
discorsi del Santo Padre, ma un affresco vocale e sonoro che traduce un
discorso lineare, che parte dall’invocazione di speranza del Salmo 26 e si
chiude con il "manifesto cristiano" delle Beatitudini, la sfida evangelica
che duemila anni dopo la proclamazione è ancora difficile da accettare».
«Questo», conclude padre Pasquale Borgomeo, «è un tentativo di parlare ai
giovani e ai lontani: la musica è ancilla orationis, è come un
anello d’oro che sorregge la pietra preziosa che è la parola del Papa. Non
è proprio sterile estetismo».
Piero
Negri |