STEFANO COLONNA, DE NAEVIA ET AMORE. Nevia polisemantica e il mito di Bruto nella cerchia del Polifilo.
Roma, Bulzoni Editore, c. 2016 (stampa 2017)
ISBN: 978-88-6897-065-9
274 pagine
Formato 21 x 15 cm.; brossura
Sito web dell'Editore Bulzoni per l'acquisto.

	
	

Statuetta votiva di Naevia Fortunata inginocchiata di fronte a Diana, I sec. d.C. Deposito archeologico del museo Paludi di Celano (AQ), proveniente da Alba Fucens. N. inventario: 6144. Dimensioni: h. 67 x 1. 35 cm., prof. 18 cm. Materiale: pietra. Foto cortesia di Francesco De Santis (2016).

	
	
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La Presentazione del Libro Nevia Bulzoni si è tenuta venerdì 15 Giugno 2018 ore 17,00 nella Sala Pier Paolo Pasolini ADISU - Agenzia per il Diritto allo Studio del Lazio, Via Cesare De Lollis, 20, Roma, Italia

	
	
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5 marzo 2017

I contenuti antiquariali prodotti dall'Accademia Romana di Pomponio Leto nel Quattrocento vengono rielaborati nel secolo successivo, in un nuovo contesto politico-culturale, dalla cerchia degli umanisti vicini al Polifilo, tra cui Evangelista Maddaleni Capodiferro. Autore quest'ultimo di un inedito poema latino in distici elegiaci (qui pubblicato e commentato), probabilmente ispirato ad una xilografia della Hypnerotomachia Poliphili e dedicato alla figura di Nevia. Personaggio che può rivestire diversi significati simbolici, sia politico-amorosi se riferito alla nipote dell'astrologo di Tiberio Ennia Nevia Trasilla (che sedusse Caligola favorendone l'ascesa al potere), sia topografico-militari per la possibile identificazione di Nevia con una delle porte di Roma. Tra i dedicatarî della Nevia di Capodiferro figura il card. Niccolò Ridolfi che ospitava gli antimedicei fiorentini nella propria biblioteca romana dove il busto di Bruto di Michelangelo Buonarroti costituiva un eloquente simbolo per i Repubblicani. Con una lettura congiunta di arte, politica e letteratura vengono quindi esaminate alcune note opere d'arte di Piero di Cosimo e Filippino Lippi. La Nevia di Capodiferro completa la conoscenza della Renovatio Urbis, riconnettendosi al concetto di “pax romana” ideato da Marc'Antonio Altieri.



5 marzo 2017

Polysemantic Nevia and the myth of Brutus in the Renaissance

The antiquarian content produced by Pomponio Leto's Roman Academy in the Fifteenth century was developed, during the following century, within the circle of the humanists close to Polifilo, in different political and cultural frameworks. Our analysis focus on an unpublished Latin manuscript written in elegiac couplet by Evangelista Maddaleni Capodiferro, possibly inspired by a woodcut of the Hypnerotomachia Poliphili and dedicated to the figure of Nevia, a character which could play several symbolic roles: a political and amorous one, when referred to the niece of the astrologer Tiberio, Ennia Nevia Trasilla, who abducted Caligola, favouring the rise of his career; and a topographic and military one, for Nevia's possible identification with one of the city gates of Rome.
Featuring as Capodiferro's dedicatee in the Nevia, the figure of Cardinal Niccolò Ridolfi hosted Anti-Medicean Florentines in his Roman library, which displayed the bust of Brutus, carved by Michelangelo Buonarroti, and acted as the Repubblicans' symbol. Throughout a symoultaneous reading of art, politics and literature, several renowed artworks by Piero di Cosimo and Filippino Lippi has been examined. Capodiferro's Nevia complements our knowledge of the Renovatio Urbis, being linked to the concept of “pax romana” conceived by Marc'Antonio Altieri.



5 marzo 2017
Dal manoscritto I.72 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia.
Evangelista Maddaleni Capodiferro, Nevia, [post 1503].

DE NAEVIA ET
AMORE

Forte puer Veneris, Baccho madefecerat alas
Tardior et solito more volatus erat.
Deficit in cursu: dominam petit ille sedentem:
Illius a molli sperat opem gromio [c. 11v.:]
Dum cadit: e pharetra telum cadit: inq. cadentis
Corde haeret: se se faucius urit Amor.
Excutere inde mero pennas cupit: altera vires
Vis rapit: alipedem non habet inde fugam.
Quare si Venus hunc, seu quisq. quaerit: Amorem
Haec tenet: et furtum possidet ipsa suum.
Icarus icarium mare nomine fecit: amator
Dico cupidineos hos ab Amore sinus.



6 marzo 2017

Siamo abituati a conoscere un Michelangelo Buonarroti “sacro” che lavora per il papa nella Cappella Sistina ma a Roma la sua prima opera è “pagana” ed è il Bacco. Poi Michelangelo imposta il Bruto, opera romana e repubblicana per eccellenza, sicuramente laica e va ricordato che questo Bruto era collocato nella Biblioteca del cardinale Niccolò Ridolfi dove si riunivano i repubblicani antimedicei esuli da Firenze. La Nevia protagonista del manoscritto da me pubblicato era a sua volta un simbolo del potere in quanto aveva sedotto Caligola favorendone l'ascesa. Il cardinale titolare di Porta Nevia a Roma era proprio quel cardinal Ridolfi di cui sopra. Giova ricordare che il successore “neviano”, cioè titolare della chiesa dei Ss. Vito e Modesto adiacente alla porta Nevia, era il cardinal Reginald Pole amico di Vittoria Colonna e di Michelangelo stesso. Questa notte mi sono accorto che il card. Pompeo Colonna, il cui messale miniato contiene la riproduzione delle antichità egizie, aveva dedicato la sua Apologia mulierum, trattato in difesa delle donne, proprio a Vittoria Colonna. Ecco che dunque i neviani a Roma erano un gruppo di intellettuali cristiani con interessi antiquariali pagani. Un mix “esoterico prudenziale cristiano” che ha fatto andare fuori pista molti studiosi che credono che Vittoria Colonna sia valdesiana. Rileggendo il mio libro si vedrà come invece la passione culturale di natura antiquariale si sposa con quella politica generando un “esoterismo prudenziale cristiano” tipico della città di Roma dove era pericoloso mostrare apertamente l'interesse per la cultura antica pagana e tali aperture venivano gestite con la massima riservatezza e coperte da simboli criptici.



6 marzo 2017

Questo libro riscrive la storia italiana in quanto propone per la prima volta il disegno politico di una costituenda Italia basata sulla cultura della pace e dell'amore alternativa a quella dei veleni e del machiavellico inganno borgiano. La Nevia del Capodiferro si rifà ai valori della πολυφιλία (cui sunt multi amici colui che ha molti amici) di plutarchesca, sallustiana e polifilesca memoria riconnettendosi alla cosiddetta “pax romana” di Marco Antonio Altieri. Questo progetto di pace e amore era stato dimenticato dagli storici e il manoscritto di Evangelista Maddaleni Capodiferro I.72 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia intitolato a Nevia ne è testimone parlante. Il mio libro DE NAEVIA ET AMORE presenta una trascrizione completa del manoscritto da me effettuata con la correzione delle parole di difficile lettura fatta da Alessia Dessì e Fabiana Pollio che ringrazio moltissimo. L'idea di fare una trascrizione diplomatica commentata rimandando al futuro l'edizione critica filologica si deve all'amica e collega Erminia Dell'Oro.



6 marzo 2017

La Roma del Rinascimento vista da un gruppo di proto-archeologici capeggiati da Pomponio Leto ma che aveva referenti sia a Venezia che a Roma nell'entourage della famiglia Colonna che era molto ramificato. Grazie agli studi inediti in corso di pubblicazione di Cristina Mochi sappiamo che il papa Pietro Barbo Paolo II (quello di Palazzo Venezia per intenderci) non era nemico degli umanisti come farebbe pensare il processo da lui intentato ai membri dell'Accademia Romana nel 1467/68 ma era loro alleato, seppure all'inizio in modo segreto. La ricognizione dei luoghi dei veneti a Roma, in primis di quelli legati ai canonici di S. Giorgio in Alga di Venezia che stavano presso S. Salvatore in Lauro oggi sede picena, ha rivelato una serie di incredibili coincidenze con le simbologie antiquariali “neviane” a Roma.



9 marzo 2017

Dopo il sacco di Roma di Alarico del 410 d.C. i cittadini dell'Urbe abbandonano l'idea che la città possa essere ancora difendibile tramite il circuito dei 18 e passa km. delle mura aureliane e, lentamente nel corso del Medioevo, la difesa della città si attesta intorno a singoli palazzi o monumenti gestiti da nobili famiglie romane. Nondimeno continua ad essere importante la gestione del circuito delle mura aureliane e la sua simbologia anche durante il Rinascimento per cui la questione della simbologia della Porta Nevia e della sua corretta ubicazione è di livello strategico nel discorso delle complesse Simbologie antiquariali del potere a Roma in età moderna. Il mio libro DE NAEVIA ET AMORE cerca di rispondere a queste domande relative al senso politico, militare e culturale delle porte di Roma nel Rinascimento.



13 marzo 2017

Non so per quale motivo mi ero convinto di avere realizzato il mio ultimo libro DE NAEVIA ET AMORE in soli due anni. Ho ritrovato ieri lo “storico” delle ricerche e mi è balzata agli occhi la data del primo file: 10/07/2005. Il libro è risultato disponibile in libreria il 09/02/2017 quindi ci sono voluti quasi 12 anni pieni di lavoro. Io me ne sono reso conto con la fatica psico-fisica accumulata ma certo mi rendo conto che agli occhi dei terzi questo sforzo difficilmente risulta visibile. C'est la vie. Stecolumna



5 agosto 2017

Oggi Venezia è una città visitata da turisti provenienti da tutte le parti del mondo. Alla data della pubblicazione dell'Hypnerotomachia Poliphili, nel 1499, la situazione era opposta: i veneziani colonizzavano il mediterraneo essendo presenti in moltissimi porti e la flotta della Serenissima incuteva timore al Turco. Per questi motivi ora appare più chiaro come la presenza dei veneti a Roma fosse molto più fitta di quanto non lo sia oggi ai tempi nostri. Il mio libro ripercorre le vicende dei luoghi dei veneti a Roma, in primis il misterioso luogo di attestazione dei Canonici secolari di S. Giorgio in Alga presso la Chiesa di S. Salvatore in Lauro, oggi sede dei Piceni. Ma ancora più interessante il legame tra questi Canonici secolari di S. Giorgio in Alga e la diaconia dei SS. Vito e Modesto a Roma adiacente all'Arco di Gallieno, alias Porta Esquilina, alias Porta Nevia secondo Biondo Flavio. Infatti la porta Nevia, se percorsa per intero, conduce a Palestrina, città colonnese per eccellenza, dove aveva dimora Francesco Colonna romano autore del Polifilo.



9 agosto 2017

In questo libro sono andato oltre le così da me definite “metodologie euristiche” usate in Hypnerotomachia Poliphili e Roma. Ho creato una rete neurale di strumenti di indagine forense basata su evidenziatori (markers) che mi hanno permesso di rintracciare percorsi logico-simbolici letterari e storico-artistici e archeologici di lettura di avvenimenti, cose e persone. Partendo dalla parola Nevia che si riferisce sia ad una persona realmente esistita in età antica, sia ad una statuetta votiva, sia a ad una porta di Roma, ho ampliato la rete sondando i legami culturali e politici tra i repubblicani antimedicei di stanza nella Roma del Rinascimento sotto il segno del busto di Bruto di Michelangelo Buonarroti. Il Polifilo, un libro anonimo dall'autore misterioso, diventa così fonte preziosa di informazioni altrimenti disperse. Ecco dunque come è stato possibile reintepretare le informazioni già presenti dal Settecento in poi, da Apostolo Zeno a Jacob Burckhardt fino ai giorni nostri in una rilettura globale della Storia dell'Arte a Roma nel Rinascimento.



20 agosto 2017

Questo libro mette in luce le capacità filologiche di natura proto-archeologica dei primi umanisti epigrafisti Felice Feliciano e Giovanni Marcanova trovando, grazie ai preziosi suggerimenti scientifici di Paola Tosetti Grandi, dei punti di contatto con la cerchia degli umanisti dell'Accademia Romana di Pomponio Leto. Andando avanti su un percorso di ricerca iniziato con Maurizio Calvesi ho poi esteso questi legami a Francesco Colonna romano autore dell'Hypnerotomachia che nel suo libro compone una misteriosa quanto avvincente epigrafe falsa su Nevia romana. In seguito alla lettura del poema epico pastorale intolato a Nevia e scritto in latini distici elegiaci da Evangelista Maddaleni Capodiferro sono poi riuscito a focalizzare come gli studi epigrafici nascondessero anche significati politici di natura repubblicana intorno alla figura mitica di Michelangelo Buonarroti autore del busto di Bruto conservato nella Biblioteca romana del card. Niccolò Ridolfi alla quale la Nevia di Capodiferro è codedicata. Ecco che dunque l'epigrafia diventa ancella della cultura antiquaria la quale, dagli esordi degli umanisti, nel Rinascimento maturo diventa a sua volta motore di cultura sociale.



24 agosto 2017

Abituati come siamo all'immagine di Roma città aperta ci rimane difficile pensare ad una Roma esoterica, ma nel massimo splendore del Rinascimento Roma fu anche esoterica. Questo libro porta un contributo inedito infatti ho coniato la definizione di “esoterismo prudenziale cristiano” per meglio definire il contributo di Alberto III Pio da Carpi ma anche quello dell'autore del Polifilo Francesco Colonna romano signore di Palestrina. Entrambi cristiani interessati alle cose pagane in quanto proto-archeologi e “filo-luterani” (gli spirituali) più a livello politico in quanto cripto-repubblicani che a livello religioso. L'esoterismo dunque per loro non fu un atto cultuale (di culto) ma culturale (di studio delle cose antiche) e dunque da qui la definizione di “prudenziale”: un esoterismo che nasconde per difendersi dallo strapotere dei Borgia o dei Medici a seconda del periodo preso in esame. Riconsiderato secondo questa chiave di lettura l'esoterismo è un semplice velo e non un atto religioso. Questo mio libro riporta infine l'attenzione sopra un concetto oggi dimenticato: la laicità, nel Rinascimento si chiamava secolarità, della famiglia Colonna all'interno delle dinamiche del potere della città di Roma che, caso unico in Italia, vedeva contrapposti il potere del papa e la nobiltà afferente alle varie famiglie nobili della città. L'originalità dell'approccio culturale della famiglia Colonna nel Rinascimento si è configurata nell'uso politico in chiave secolare delle nuove tematiche della cultura antiquariale. Con questo patrimonio iconografico-politico il Rinascimento maturo romano acquista dunque un potenziale nuovo codice interpretativo.

	
	








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