Le tre regole d'oro

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Il Bridge è un gioco di colori

E' meglio non iscriversi alle corse che non si possono vincere

Non spiegare agli avversari come giocare la mano

La corretta applicazione del Fiori Blue Team non dipende solo dalla conoscenza delle sue sequenze. Importante è anche l'adozione di un approccio alla dichiarazione che sfrutti a pieno le caratteristiche del sistema. Per questa ragione è opportuno, per una corretta adozione del Fiori Blue Team, seguire le tre regole d'oro indicate da Arturo Franco.

1° - Il Bridge è un gioco di colori

Le carte non giocano tutte allo stesso modo. In attacco, una Donna è quasi inutile di fronte a due scartine, mentre è una presa sicura di fronte ad Asso e Re. In difesa un palo capeggiato dai tre onori maggiori può non realizzare neanche una presa, mentre una mano con due fit noni ad onori concentrati nei pali lunghi, in attacco, produce una quantità di prese assolutamente sproporzionata rispetto al suo punteggio Milton Work. Due 4333 a specchio richiedono una quantità enorme di onori per poter sviluppare prese, mentre la presenza di singoli e chicane riduce drasticamente la forza necessaria per realizzare manche e slam a colore.

Sono, questi, tutti principi noti ad un qualunque giocatore agonista, ma sembrano essere dimenticati quando si vanno ad esaminare i sistemi licitativi utilizzati.

I sistemi che adottano la quinta nobile sono tra quelli che, più degli altri, sembrano ignorare questo semplice principio. La necessità di possedere almeno 5 carte per poter aprire di 1 o 1 fa proliferare le aperture di 1 o 1 "preparatorie". Questo approccio favorisce l’ingresso in dichiarazione della linea avversaria ed ostacola il ritrovamento dei fit 4-4 nobili. Ma, cosa ancora più grave, non permette al rispondente di valutare con chiarezza le potenzialità della propria linea in quanto il primo colore minore dichiarato può essere costituito da una sesta solida come da tre cartine.

Studiando le mani giocate in campionato del mondo si potrà osservare con quale frequenza nascano swing di manche e di slam in mani dove la coppia che gioca quinta nobile ha dovuto aprire di 1 a colore minore per poi, dopo aver trovato il fit nel nobile, non trovare più la strada per comunicare i valori distribuzionali della propria mano.

Anche una certa ottusa applicazione della legge delle prese totali è un chiaro segno dell’inconsapevolezza del fatto che il bridge è un gioco di colori. La dislocazione delle carte alte e la presenza di anomalie distribuzionali (singoli o chicane oppure abbondanza di Donne e Fanti, i cosiddetti "Quacks") assumono un peso così importante, nella realtà del gioco della mano, da rendere quasi nulla l’utilità della legge delle prese totali. Lo stesso Larry Cohen, del resto, proprio nei suoi testi, pone tali e tante condizioni, per ottenere una efficace applicazione della sua Legge, da rendere evidente quanto questa sia imprecisa in assenza di informazioni sulla conformazione distribuzionale.

Per poter compiere corrette scelte competitive, infatti, è necessario conoscere quali sono i colori e la distribuzione delle carte alte del compagno ed informarlo su quali sono i propri colori e come sono collocate le proprie carte alte. Altrimenti la valutazione sulle potenzialità offensive e difensive della coppia potranno essere basate solo su considerazioni assolutamente generiche, che spesso conducono a scelte competitive errate.

Non sempre, ovviamente, la sequenza licitativa permette lo scambio di tutte le informazioni necessarie. Un buon sistema, di conseguenza, cerca di anticipare il problema tramite una struttura di aperture e risposte che permetta una rapida trasmissione degli elementi essenziali della mano in termini di distribuzione, forza e concentrazione di onori.

Il Blue Team, a questo riguardo, adotta le seguenti soluzioni:

Tutte le aperture diverse da 1 sono limitate a 16 punti. In presenza di competizione, di conseguenza, l’apertore può tenere comportamenti aggressivi, se la costituzione della sua mano lo suggerisce, sapendo di non ingannare il compagno sulla propria forza onori e sulla potenzialità difensiva della propria linea.
Le aperture di 1 ed 1 sono molto frequenti, in quanto il sistema prevede l’anticipo dell’apertura nel nobile in ogni mano di "dritto" ed in molte mani di "rovescio". La competizione sul nobile è quindi facilitata dall’immediata conoscenza della presenza di un fit 4-4 o 5-4, che sono i più efficaci in attacco ed i più inutili in difesa.
Le dichiarazioni a SA, sia da parte dell’apertore, sia da parte del rispondente, mantengono quasi sempre significato naturale e descrivono mani bilanciate ad onori distribuiti o concentrati nei colori corti, talvolta anche in presenza di fit terzo nel nobile del compagno.
Le aperture di 2 e 2 garantiscono l’apertura con almeno sei carte nel colore capeggiate da due onori maggiori. Costituiscono quindi delle robuste fondamenta per la competizione nei colori minori, su cui i sistemi naturali, ed in particolare quelli a nobile quinta, mostrano tutta la loro debolezza.
Le aperture di 2 e 2 sono sempre effettuate con mani discrete e spingono i propri limiti di forza ai 12 PO. Questa scelta garantisce il fatto che l’apertura di 1 a colore nobile, seguita da una dichiarazione che mostri la presenza di sei carte nel palo di apertura, mostra una forza non minima, su cui si può competere anche in presenza di forza modesta. Allo stesso tempo le aperture di 2 sicuramente "solide" permettono, in caso di competizione, di penalizzare pesantemente un avversario eccessivamente aggressivo.

Le limitazioni poste nella struttura delle aperture permette dichiarazioni dirette e conclusive che non danno informazioni, alla linea avversaria, sulla propria distribuzione. E’ possibile, ad esempio, rispondere 1SA, all’apertura di 1 , anche con quarte nobili, in quanto l’apertore, quando ha una quarta nobile, per sistema ha comunque una mano bilanciata con colore debolissimo. Oppure è frequente la sequenza 1 -2/3 , in fit quarto da entrambe le parti, che nasconde completamente quinte laterali su cui, ogni tanto, la linea difensiva decide di riaprire (con risultati rovinosi) o di attaccare.

L’enfasi sull’importanza dell’assetto della mano è data anche dalla scelta effettuata sul modo di aprire le mani nella fascia 12-16. Il sistema prevede infatti la distinzione tra mani deboli, medie e di revere. Nessuna mano può essere qualificata di revere se non è in grado di produrre autonomamente 8 prese (anche 7 ½ se in monocolore). Di conseguenza, una sequenza di revere mostra forza massima (15-16 PO), concentrazione di onori nei pali lunghi e abbondanza di teste.

E’ difficile, inoltre, che una monocolore a onori sparpagliati o una bicolore di 9 carte possano produrre 8 prese con soli 16 PO. Di conseguenza le sequenze di revere garantiscono bicolori grandi o forti monocolori, mani cioè in cui è fondamentale rivalutare gli onori "in" (Assi esterni e onori intermedi nei colori dichiarati), e svalutare gli onori "out" (Assi interni e onori intermedi al di fuori dei colori dichiarati).

Le mani di "dritto", ma con buona forza onori, sono dichiarate tramite anticipo del nobile, ma il sistema permette al rispondente di sapere, in seconda battuta, se la mano deve essere considerata minima o massima, sempre all’interno dei limiti tracciati dal fatto che non si è aperto di 1 e non si è fatto revere.

La precisione che deriva da questo approccio permette un’accuratezza nell’accostamento a manche ed a slam superiori di un ordine di grandezza a quello raggiungibile utilizzando sistemi naturali. La vasta estensione del range di forza nell’apertura è infatti un handicap che non si finisce mai di pagare nelle sequenze naturali, dove un cambio di colore a livello può venire da mani di 17 o 18 PO mentre i revere discendenti non possono essere fatti con meno di 19 PO.

Come conseguenza di questo approccio il sistema non può includere convenzioni come la multi-color o le Michaels, che non esplicitano subito i colori su cui si basano, né può ospitare il SA debole, che, spesso, finisce con l’esercitare sulla propria linea l’effetto interdittivo che era destinato agli avversari.

Nel Fiori Blue Team, infine, non si troveranno praticamente mai sequenze di relay in cui uno dei due giocatori è completamente passivo ed ignaro della distribuzione del compagno. Dove i relay distribuzionali sono previsti, chi risponde ha comunque gli elementi essenziali per giudicare se le proprie carte sono "in" o "out" e per poter quindi assecondare o mortificare le ambizioni del compagno.

2° - E' meglio non iscriversi alle corse che non si possono vincere

In un contesto competitivo dominato dall’esasperazione dell’aggressività, questo principio è un chiaro invito, per l’efficacia del proprio bridge, al recupero del buon senso e della consapevolezza dei fondamentali del gioco.

Nel Blue Team non vi sono gadget destinati esclusivamente alla distruzione del gioco avversario, in quanto tutte le aperture e le risposte sono sempre all’interno di limiti di forza e di distribuzione precisi e gli intendimenti sono sempre, allo stesso tempo, costruttivi e distruttivi.

Le aperture devono essere solide, in quanto la struttura delle risposte è già abbastanza aggressiva ed orientata al ritrovamento di manche "al limite". Le aperture a livello 2 hanno sicuramente un effetto interdittivo, ma non espongono l’apertore a rischi eccessivi e garantiscono una solidità sufficiente per poter chiamare manche e slam senza timore di cattive sorprese nelle lunghezze e nelle solidità dei colori di apertura.

Gli interventi a salto mostrano sempre mani solide, monocolori o bicolori, al di sotto dei limiti del revere, ma con caratteristiche di forza e di distribuzione tali da rendere improbabile una forte penalizzazione e, invece, plausibile l’assegnazione del contratto finale.

Giocare Blue Team non significa certo rinunciare a disturbare la linea avversaria, anzi. Nel sistema, ad esempio, è previsto e codificato l’intervento in palo nobile quarto, destinato a permettere l’ingresso in licita anche con mani dove non si può usare il contro informativo e dove la quinta minore è troppo fragile per potere essere dichiarata. L’apertura di 2SA, effettuata con una bicolore nobile da 8-12, è fortemente interdittiva, mentre in interferenza è previsto l’uso delle Ghestem per evidenziare bicolori che, in condizione favorevole di zona, possono anche essere di forza onori molto limitata.

Le stesse aperture di 1 ed 1 , utilizzate indifferentemente in lungo-corto ed in corto-lungo, costituiscono spesso le basi per una interdizione che può proseguire per tutta la licita.

Ciò che dal Blue Team sono banditi sono le aperture troppo deboli, le aperture a livello 2 in pali inconsistenti, le convenzionali che non chiariscono immediatamente i colori, i salti deboli, i barrage troppo fragili, il SA debole e tutta la miriade di gadget inventata recentemente destinata solo a creare situazioni torbide, anche a costo di esporre la propria linea a disastrose penalizzazioni.

L’atteggiamento suggerito dal sistema è quello di sfruttare al massimo tutti i vantaggi competitivi offerti dall’assetto del sistema stesso, senza cercare di vincere anche nelle mani dove il Fiori Blue Team non offre particolari vantaggi.

Per vincere a Bridge non è indispensabile far punti in tutte le mani. E' necessario invece fare tutti i punti che spettano alla propria linea, punire gli avversari ogni volta che sbagliano e  sottoporre la linea nemica ad una costante e fastidiosa pressione competitiva senza mai esporsi a pesanti penalizzazioni.

3° - Non spiegare agli avversari come giocare la mano

Questo principio deve essere applicato sia nelle dichiarazioni di attacco, sia negli interventi difensivi.

Nel Fiori Blue Team ogni apertura a colore è limitata a 16 PO e l’apertore, in seconda o terza dichiarazione, è sempre in grado di meglio specificare la propria forza, chiarendo se si tratta di mano di revere, di mano massima o di mano minima. Il risultato di questo approccio è che il rispondente è in condizione molto presto, quando può escludere lo slam, di effettuare la dichiarazione conclusiva.

Il sistema incoraggia quindi a seguire sequenze dirette, che non permettano all’avversario l’ingresso in licita e che non forniscano dettagli distribuzionali.

Sequenze come 1 -3 ;4 , oppure 1 -3SA, oppure 1 -2 ;2 -4 sono tipiche del sistema, che, spesso, le premia non dando agli avversari alcuna reale indicazione sul colore nel quale effettuare l’attacco. Usando sistematicamente questo approccio, qualche volta (raramente, comunque) si affosserà uno slam, ma si tratterà sempre di slam al limite, difficilmente chiamati anche dalla linea avversaria. Il tornaconto verrà dalle innumerevoli manche "rubate" grazie ad un attacco favorevole evitato dagli altri difensori che conoscevano molti di più sulle mani avversarie.

La coppia Hamman-Wolff, che ha a lungo giocato una variante del Fiori Blue Team, ha sempre evitato di aprire di 1 con quarte nobili proprio per permettere al rispondente di nascondere le proprie quarte nobili e chiudere rapidamente a 3SA. Una sequenza 1 -3SA, nel Blue Team, è estremamente efficace in quanto espone la mano dell’apertore, l’unico di cui si sa qualcosa, e può essere effettuata con una vasta varietà di distribuzioni.

Anche l’apertura con quarta nobile, anticipando spesso il ritrovamento del fit, permette semplici e rapide sequenze quantitative, che nulla svelano sulla presenza di quinte laterali.

In difesa, invece, il sistema cerca di facilitare l’ingresso in dichiarazione senza trasmettere troppe informazioni agli avversari. L’intervento di 1 o 1 , ad esempio, può essere fatte anche in canapè, e mostra una vasta varietà di mani, con alcune delle quali, in altri sistemi, o non si può proprio intervenire o si deve intervenire in salto debole.

Gli interventi e le risposte in salto debole sono invece evitati, in quanto, quando l’avversario chiude a SA, può rapidamente isolare la mano "pericolosa" e giocare contro l'altro avversario, certo del fatto che, il più delle volte, le uniche comunicazioni disponibili sono quelle interne al palo di sviluppo.

Nello studio del sistema è bene ricordarsi dei tre principi di base. Si scoprirà ben presto che ogni sequenza, ogni scelta architetturale, ogni convenzione, infatti, è sempre l’applicazione di uno o più di questi principi.