Del Monte
e la produzione di ananas in Kenia
(articolo del servizio news di Report RAI)
L'etichetta
news di: giovedì20 settembre 2001

di Michele Buono e Piero Riccardi 

MILENA GABANELLI in studio

La storia che ci raccontano Michele Buono e Piero Riccardi dimostra come il
consumatore, se vuole, può costringere una multinazionale a cambiare
le regole. E questa è finalmente una buona notizia.

Immagini TV Kenya/telegiornali

- La Del Monte accusata di costringere i propri dipendenti a condizioni di lavoro disumane.
- La Del Monte respinge tutte le accuse.
- Abbiamo relazioni mediche che affermano di nessun danno chimico a carico di lavoratori
di Del Monte.

AUTORE

Questa storia che coinvolge la Del Monte Kenya Limited e i suoi seimila lavoratori 
della piantagione di ananas un'ora di strada a nord di Nairobi, che ha occupato 
pagine di giornali e telegiornali, che ha fatto saltare teste eccellenti nel 
governo kenyano e nella dirigenza di una delle più grandi e ramificate 
multinazionali del mercato della frutta, questa storia ha inizio in Italia.

Tutto nasce attorno a questi familiari barattoli di ananas in scatola che la 
Coop vende in Italia nei suoi supermercati sia con il marchio Del Monte, sia 
con il proprio, ma prodotti, sempre per suo conto, dalla Del Monte. Ma il protagonista 
di questa storia è una sigla, SA 8000, due lettere e quattro numeri che 
possono mettere in ginocchio una multinazionale, dietro: il rispetto di norme 
e comportamenti che riguardano lavoro di minori, pesticidi, diritti umani. 

Torniamo ai nostri barattoli di ananas. La piantagione che li produce sta in 
Kenya, a Thika. Un'organizzazione non governativa che ha sede in questo casolare 
nella campagna di Vecchiano a due passi da Pisa, il Centro Nuovo Modello di 
Sviluppo, ha il forte sospetto che dietro a quelle innocue e colorate scatolette 
di ananas prodotte dalla Del Monte ci sia qualcosa che non va.

FRANCESCO GESUALDI - Centro Nuovo Modello di Sviluppo

Abbiamo deciso di indagare per tentare di capire come era la situazione in maniera 
più precisa in Africa.

AUTORE

Gesualdi ha però bisogno di alleati sul posto e si rivolge ad Alex Zanotelli, 
il noto padre comboniano che vive in Kenya da 30 anni, in una di quelle che 
di fatto sono le discariche del mondo, nel senso letterale del termine: Korogocho.

PADRE ALEX ZENOTELLI - Missionario comboniano in Kenya

A un certo punto abbiamo avuto un nostro studente, che ha finito l'università, 
Steve Ouma e allora gli ho chiesto "perchè non puoi anche dare una 
mano del tuo tempo libero a investigare seriamente che cosa succede dentro la 
Del Monte?" Lui ha accettato.

AUTORE

Quando Ouma arriva alla piantagione, la sicurezza gli sta addosso e non lo molla. 
Ouma svicola, si nasconde, riesce a scattare qualche foto, ma è con l'aiuto 
di un coraggioso sindacalista, Daniel Kiule, che scopre quanto gli basta.

STEVE OUMA - Membro Commissione per i Diritti Umani in Kenya

I lavoratori non erano pagati secondo i livelli raggiunti. C'era un processo 
di stagionalizzazione. Per molti anni i lavoratori alla Del Monte non sono stati 
addestrati su come usare i pesticidi, non venivano resi coscienti delle ripercussioni 
sulla salute, possiamo dire che la gente moriva lentamente, come nelle miniere..

Peggio di tutto era la politica aziendale tra lavoratori fissi e stagionali. 
Per esempio sulla politica sanitaria, dove gli stagionali erano ammessi solo 
al primo soccorso e non ad un'assistenza completa. 

AUTORE

La reazione di Del Monte è dura, anche perché si sente le spalle 
coperte dalle autorità governative, in particolare dal Ministero del 
Lavoro kenyano.

Estratto da TG kenyano (Business News)

MINISTRO (immagine del ministro resa irriconoscibile)

"Cosa vogliono questi europei che parlano male della Del Monte in Kenya?"

AUTORE 

Poi la situazione si complica. Il 5 agosto 1999 Ouma scopre che uno stagionale 
si ammala di malaria, il dispensario della piantagione non lo cura, l'operaio 
muore. 

STEVE OUMA - Membro Commissione per i Diritti in Umani Kenya

La politica aziendale diceva che se tu sei uno stagionale non puoi essere curato 
dalle strutture dell'azienda. Sembra che se non sei un lavoratore fisso alla 
Del Monte anche la tua vita non è fissa alla Del Monte!

AUTORE

Gli elementi raccolti da Steve ci sono tutti. Gesualdi e il Centro nuovo modello 
di Sviluppo hanno la conferma di aver visto giusto e a questo punto decidono 
di far partire una Campagna di boicottaggio della Del Monte. Stampano migliaia 
di cartoline con su scritto: Diciamo no all'uomo del Monte. Cartoline da far 
firmare ai consumatori italiani e spedirle alla Cirio di Sergio Cragnotti, diventata 
nel frattempo proprietaria della Del Monte Royal Holding con sede in Sudafrica, 
che posside la Del Monte Royal Corporation, che detiene la Del Monte Royal Foods, 
che controlla il 100% della Del Monte Overseas delle Isole Vergini, che ecc. 
ecc. Alla fine di una lunga cascata di Del Monte - passando per sedi nei cosiddetti 
paradisi fiscali - si arriva alla Del Monte Kenya Holdings con sede a Panama 
che detiene il 99.78 % della Del Monte Kenya Ltd. Gesualdi ha bisogno di un 
alleato forte e pensa alla Coop Italia, forte dei suoi 4.500.000 soci e dei 
1.200 punti vendita che commercializzano Del Monte.

La Coop è subito d'accordo, anche perché, forte della sua certificazione 
Sa 8000, ha l'obbligo di verificare i sospetti. 

SPEAKER 

La parola chiave in questo caso si chiama SA 8000. Vediamo di capirci qualcosa. 
Nel 1997 la Social Accountability International mette a punto uno standard chiamato 
SA 8000. Tale modello elenca i requisiti per un comportamento eticamente corretto 
delle imprese e della filiera di produzione verso i lavoratori e in particolare:

-lavoro minorile e infantile,
-lavoro coatto,
-discriminazione
-norme per la salute e sicurezza
-condizioni dell'ambiente lavorativo,
-libertà d'associazione,
-stipendio e orario di lavoro.

Coop è certificata SA 8000, ovvero rispetta gli standard, ma per mantenere 
la certificazione deve controllare che i propri fornitori facciano altrettanto. 
Dunque, forte di Sa 8000, Coop decide di mandare un'ispezione alla piantagione 
di Thika. 

Intanto mentre in Italia le cartoline "Diciamo no all'uomo Del Monte" 
cominciano ad arrivare numerose alla Cirio, i risultati delle due ispezioni 
parlano chiaro. Questa è la relazione dell'ispezione Sgs del 22 e 23 
novembre 1999. All'ispezione sono presenti tra gli altri i signori Carlo Zingaro 
Direttore Generale, Wallace Mantu Direttore del Personale e Relazioni Industriali, 
Barry Twite Direttore di Produzione. La relazione conferma sostanzialmente la 
prima ricerca di Steve Ouma. La Coop prende una decisione.

RICCARDO BAGNI - Vice Presidente Coop Italia

Parlavamo lingue diverse, ecco. Era molto difficile intendersi, fino, appunto, 
alla minaccia di dire guardate che noi metteremo nei nostri punti vendita al 
posto dei vostri prodotti un cartello in cui diciamo che non venderemo più 
i vostri prodotti per queste ragioni. Quindi con estrema chiarezza e trasparenza. 
Ecco, questo è stato un pochino il primo approccio.

AUTORE

A questo punto l'atteggiamento della Del Monte cambia. Il governo kenyano, messo 
sotto pressione da stampa e tv, comincia a prendere le distanze. 

Estratto da TG kenyano

SPEAKER 

Del Monte messa sotto pressione dal governo. Il Ministro del Lavoro ha riconosciuto 
ingiustizie e soprusi.

AUTORE

Cirio questa volta decide di licenziare il direttore della piantagione Barry 
Twite e nomina direttore generale Lorenzo Bertolli, un manager italiano che 
vive in Kenya da una trentina d'anni.

EstrattoTG keniano con sigla accordo

LORENZO BERTOLLI

"La Direzione ha deciso di voltare pagina."

AUTORE

Il 21 marzo 2001 viene siglato un accordo. E' un fatto storico, perché 
Del Monte accetta che a siglare l'accordo non ci siano solo i sindacati, ma 
anche le due organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani: 
quella italiana del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, che aveva provocato tutta 
questa storia, e quella per i diritti umani in Kenya. L'accordo si basa sostanzialmente 
nell'accogliere tutte le richieste.

FRANCESCO GESUALDI - Centro Nuovo Modello di Sviluppo

Salari, pesticidi, condizioni igieniche, diritti sindacali...

AUTORE

La prima verifica pubblica è la nostra.

LORENZO BERTOLLI - Direttore Generale Del Monte Kenia

La missione che mi è stata data dal management internazionale era di 
cercare di riportare la pace industriale, la pace sindacale.

AUTORE

Vogliamo verificare che tutto questo sia vero.

Daniel Kiule, sindacalista, che aveva dichiarato di aver subito minacce di licenziamento, 
di non poter comunicare con i lavoratori all'interno dell'azienda, di non poter 
fare e ricevere telefonate e che il Ministero del lavoro, durante la campagna, 
non garantiva per la sua incolumità, durante la nostra intervista ha 
dichiarato: 

- di non subire più minacce
- di avere un ufficio
- di avere rapporti liberi con i lavoratori e la direzione
- di poter fare e ricevere telefonate

DANIEL KIULE - delegato sindacale Del Monte Kenia

E ora i lavoratori possono essere pagati secondo il loro giusto livello. Ecco, 
qui potete vedere le tabelle con le mansioni e i livelli corrispondenti, dal 
primo al settimo.

AUTORE

Abbiamo potuto visionare le nuove tabelle e constatiamo l'adeguamento delle 
qualifiche e delle paghe ai nuovi livelli stabiliti. Questa è quella 
relativa ai lavoratori stagionali. Ad esempio: Daniel Katiku, qualifica: autista 
di carrello elevatore. Livello 6. Paga precedente 46.83, paga attuale 95.63 
scellini, che corrisponde ad un aumento di più del 100 %.

Nell'officina ci spiegano che le macchine agricole da riparare arrivavano ancora 
sporche degli insetticidi che le macchine stesse avevano sparso nella piantagione. 
Ora tutte le macchine vengono prima lavate. 

I meccanici dichiarano di essere stati forniti di scarpe di sicurezza.

AUTORE

Nella fabbrica per l'inscatolamento arrivano gli ananas per essere lavorati. 
Uno degli elementi riscontrati dalle verifiche Sa 8000 è l'alta rumorosità 
del luogo. Al riguardo non era previsto nessun provvedimento. Nella fabbrica 
lavorano circa 2000 operai tra permanenti e stagionali.

Nel corso della nostra visita abbiamo potuto vedere che, a seguito della campagna 
di rivendicazione, tutti, lavoratori e lavoratrici ora sono stati dotati di 
tappi antirumore per le orecchie e guanti per la lavorazione degli ananas. Il 
pavimento, che risultava inadeguato con il rischio continuo per le lavoratrici 
di scivolare, ora è stato trattato con vernici antiscivolo. 

AUTORE

Secondo il rapporto SGS del 22 novembre 1999 le case del villaggio di Kiniangi 
risultavano prive di illuminazione e di elettricità, piccole - tre metri 
per tre per una famiglia di 6 persone - con un'unica finestra priva di vetri, 
coperta con un telone per evitare l'entrata di insetti e dotate di tetto di 
lamiera che provoca surriscaldamento.

WALLACE MANTU - Direttore del Personale Del Monte Kenya

In questi giorni stiamo discutendo con i delegati sindacali per determinare 
una casa tipo. Il problema ora è definire con i sindacati se i servizi 
igienici devono stare dentro le abitazioni o fuori.

AUTORE

In questo villaggio sono appena terminati i lavori che hanno portato l'energia 
elettrica nelle case. 

Inoltre nel corso di visite della piantagione abbiamo visto che il lavoratori 
dei campi risultavano protetti e che indossavano occhiali trasparenti per la 
protezionedegli occhi. Nei campi iniziano adesso ad essere costruite delle latrine.

Prima della campagna di boicottaggio giornalieri e stagionali, quando non in 
servizio, erano fuori dall'assistenza medica dell'azienda, come documentato 
dal caso di quel lavoratore morto di malaria perché stagionale. Erano 
fuori dall'assisteza anche i figli dei lavoratori. Oggi non è più 
così.

WILLY MUTUNGA - Direttore Commissione Diritti Umani in Kenya

Sì, possiamo parlare di una forma nuova nell' era della globalizzazione, 
di lotta contro le multinazionali e i grandi gruppi del commercio mondiale che 
violano i diritti dei lavoratori.

AUTORE

Qual è la morale? E' che questa storia non saremmomai riusciti a raccontarla 
se fosse rimasta solo una storia keniana. Ma questa storia comincia ad avere 
tanti protagonisti e diversi e ha varcato i confini del Kenia. E' solo per questo 
che abbiamo potuto raccontarla e raccontare pure il lieto fine.

MILENA GABANELLI IN STUDIO

E tutto questo senza manifestazioni di piazza, senza violenza, senza che il 
prezzo dell'ananas sia aumentato. Si è semplicemente smesso di lucrare 
in modo improprio. 


Ultimo aggiornamento : 18-11-02

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