UNSUSTAINABLE MONEY Tratto da The Stable Money Trust of New Zealand – www.stable-money.com
La moneta è una delle invenzioni più ingegnose. Aiuta
nello scambio di beni e servizi e supera le limitazioni proprie del baratto,
creando così le condizioni per sviluppare la specializzazione che
è la base della civilizzazione.
L’equivoco della CRESCITA: “La moneta basata sugli interessi può crescere indefinitivamente.” Il grafico sottostante mostra tre differenti schemi di crescita generali.
La curva A rappresenta una forma idealizzata del normale modello di crescita esistente in natura che i nostri corpi, così come le piante e gli animali, seguono. Noi cresciamo abbastanza velocemente durante la prima fase della nostra vita, poi cominciamo a rallentare con l’adolescenza e normalmente smettiamo di crescere fisicamente intorno ai 20, 21 anni di età. Questo, comunque, non ci preclude di continuare a crescere “qualitativamente” anziché “quantitativamente”. La curva B rappresenta uno schema di crescita meccanico o lineare, per esempio: più macchine producono più beni, più carbone produce più energia, ecc. Questo schema di crescita non è importante per la nostra analisi. Dovrebbe essere chiaro, comunque, che in un universo finito anche questo schema di crescita può alla fine creare problemi. La curva C rappresenta una crescita esponenziale, tipologia di crescita più importante e genericamente meno capita che può essere descritta come l’esatto contrario della curva A in quanto essa cresce molto lentamente all’inizio, poi accelera sempre più velocemente, e infine cresce pressochè in maniera verticale. Nel mondo reale, questo schema di crescita normalmente accade quando le cose non funzionano più, dove c’è la malattia, che spesso porta alla morte. Il cancro, per esempio, segue uno schema di crescita esponenziale e, usando questa analogia, l’interesse può essere visto come il cancro del nostro sistema sociale e economico. In funzione degli interessi e degli interessi composti, la nostra moneta raddoppia ad intervalli regolari, cioè segue una crescita esponenziale. Siccome attraverso i nostri corpi noi abbiamo sperimentato solo il modello di crescita fisica naturale, il quale si ferma quando raggiunge una dimensione ottimale (curva A), è difficile per gli esseri umani capire il pieno impatto del modello di crescita esponenziale nel regno materiale. Questo fenomeno può essere dimostrato dalla famosa storia del penny di Giuseppe: Se Giuseppe, il padre di Gesù, avesse investito un penny alla sua nascita al 5% di interessi e Gesù fosse tornato nella stessa banca nel 1990, con il denaro accumulato nel frattempo egli sarebbe stato capace di comprare 134 miliardi di sfere d’oro, ognuna del peso della Terra, con riferimento al prezzo ufficiale dell’oro di questi tempi. Questo mostra matematicamente che il pagamento continuo degli interessi e degli interessi sugli stessi interessi per un lungo periodo di tempo è praticamente impossibile e spiega perché, ad intervalli regolari, noi abbiamo crolli economici e sociali, guerre o rivoluzioni. L’equivoco della Trasparenza: “Gli interessi si pagano solo quando si prende denaro in prestito” Una ragione ulteriore del perché è difficile per noi capire il pieno impatto del meccanismo degli interessi sul nostro sistema economico è che molta gente pensa che tutto quello che devono fare è di evitare di prendere denaro in prestito. Quello che ancora pochi capiscono è che ogni prezzo che noi paghiamo include un certo ammontare di interessi. L’esatta proporzione varia secondo il rapporto tra i costi del lavoro contro quelli del capitale dei beni e servizi che noi acquistiamo. Questo varia da un 12% per la raccolta della spazzatura (perché qui la quota del costo del capitale è relativamente bassa mentre la quota di lavoro fisico è particolarmente alta), al 38% per l’acqua potabile fino al 77% nel settore edilizio. Mediamente noi paghiamo circa il 40% di interessi in tutti i prezzi delle nostre merci e servizi. Nel medioevo la gente pagava “un decimo” del proprio reddito o prodotto al signore del feudo. A questo riguardo essi stavano meglio di come stiamo noi oggi, in quanto almeno metà dei nostri soldi oggi vanno a persone che possiedono il capitale. L’equivoco dell’IMPARZIALITA’: “Tutti sono trattati equamente dal sistema” Un terzo equivoco riguardante il nostro sistema monetario potrebbe essere formulato come segue: Siccome tutti devono pagare degli interessi quando prendono denaro in prestito, siamo tutti equamente posizionati all’interno dell’attuale sistema monetario. Al contrario c’è una enorme differenza, in questo sistema, tra chi ci guadagna e chi ci rimette. Mettendo in rapporto gli interessi che vengono pagati e quelli eventualmente ricevuti dai 25 milioni di famiglie della Germania dell’ovest, scopriamo che l’80% della popolazione paga più di quanto riceve, il 10% riceve leggermente più di quanto paga, e il rimanente 10%, pur pagando a loro volta quote di interessi, ne ricevono comuqnue un valore almeno doppio. Quest’ultima differenza corrisponde alla quota che il primo 80% della popolazione ha perso. Quando l’80% della popolazione, che paga più di quanto riceve,
comincia a capire che essi non hanno pressoché alcuna possibilità
di entrare a far parte di quel 10% che guadagna, quando consapevolmente
si accorgono che tale speranza è in realtà una illusione,
solo allora il sistema può essere cambiato.
L’analisi di cui sopra è vera per qualsiasi altro paese. Infatti, nella maggior parte dei paesi la percentuale di quelli che ci guadagnano dall’attuale sistema è ancora più piccola. Nel 2000 negli Stati Uniti l’1% della popolazione possedeva più ricchezza del restante 95%. Sebbene non abbiamo ancora completato la ricerca per la Nuova Zelanda, in questo paese la percentuale di coloro che ricevono più interessi di quanti ne paghino potrebbe ammontare al 5% della popolazione. In altre parole, all’interno del nostro sistema monetario permettiamo l’esistenza di un meccanismo di redistribuzione nascosta il quale costantemente trasferisce denaro da coloro che lo prendono in prestito verso i creditori finali. Così, da una parte grandi somme di denaro si concentrano nelle mani di pochi individui e corporazioni multi-nazionali e, dall’altra, i “Paesi del Terzo Mondo” non saranno mai capaci di leberarsi dei loro debiti in quanto devono sempre restituire le somme prese in prestito moltiplicate per diverse volte. Da un altro punto di vista il meccanismo degli interessi e degli interessi
composti non solo crea un impulso per una crescita economica patologica,
ma lavora anche contro i diritti costituzionali degli individui nella maggior
parte delle democrazie. Se una costituzione garantisce ad ogni individuo
l’equo accesso ai servizi pubblici come la disponibilità
di denaro – allora dovrebbe essere illegale avere un sistema nel quale il
20% della gente continuamente riceve più di quello che paga per quel
servizio mentre l’80% della gente riceve meno di quello che gli costa lo
stesso servizio.
Il quarto equivoco di fondo ha a che fare con il ruolo giocato dall’inflazione nel nostro sistema economico. Per la maggioranza della gente, l’inflazione sembra come una componente integrale di qualsiasi sistema monetario, pressoché “naturale” dato che non esiste paese nel mondo che non abbia inflazione. Pochi realizzano che questa è un’altra forma di tassazione attraverso la quale i governi cercano di vincere il problema ancora più grave del debito crescente e del relativo peso degli interessi. Solo quando il debito pubblico e privato cresce esponenzialmente l’economia
può continuare a girare... Se il debito smette di crescere oppure
il suo tasso di crescita semplicemente diminuisce, allora l’economia collasserebbe.
Nell’attuale sistema monetario siamo di fronte ad una terribile bivio:
o la crescita economica o il collasso ecologico. Il collasso ecologico
avviene perché noi siamo forzati a portare quantità crescenti
di risorse naturali nel sistema monetario per farlo crescere esponenzialmente,
inseguendo ed assecondando la crescita patologica dello stesso sistema
monetario.
Lo studioso di economia, John L. King, collega l’inflazione agli interessi
pagati per il “pallone del credito”.
Il corporativismo e la privatizzazione di larghe parti dei servizi precedentemente gestiti dagli stati (ospedali, telecommunicazioni, energia, ferrovie, linee aree, ecc.) allo stesso tempo riducono i debiti dei governi ed accrescono quelli privati, pertanto mascherando il fardello economico dei debiti sui servizi. Ogni abitante della Nuova Zelanda perciò paga degli interessi non più solo sui prestiti presi del Governo ma anche su quelli presi dal settore privato attraverso i prezzi che paghiamo. Noi dobbiamo pagare ancora di più se una azienda privata, ma essenziale per i servizi che produce, soffre a causa di un livello di indebitamento particolarmente elevato. Nel 2001 in Nuova Zelanda il Governo ha pagato 1 bilione di $ (1000 milioni) per evitare che l’Air New Zealand collassasse. Con la maggior parte delle banche possedute oltreoceano, una parte consistente
degli interessi pagati dai cittadini della Nuova Zelanda va oltreoceano.
A tutto giugno 2001 furono mandati oltreoceano 5,2 bilioni di $ ed ora quote crescenti del debito vengono espresse in US dollars, cosicché
noi in Nuova Zelanda veniamo pagati in dollari e spendiamo in dollari.
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