Il principio di indeterminazione e i lavori virtuali


Prefazione

Il seguente brano, per i contenuti altamente tecnici di fisica trascendente, puo' essere apprezzato solo da quelle persone che abbiano una completa ed esaustiva conoscenza dei fondamenti della fisica teorica e nucleare.


Una recente scoperta di un giovane matematico italiano e' destinata a cambiare completamente il modo di fare didattica nelle nostre scuole. Il professor Pelandroni, questo il nome dell'insigne scienziato, e' infatti riuscito ad applicare a scopi didattici alcuni principi fondamentali della fisica, ottenendo risultati sorprendenti. Egli ha dimostrato che e' possibile applicare il 'Principio dei lavori virtuali' della meccanica classica all'insegnamento scolastico; ricordiamo infatti che Pelandroni definisce il lavoro virtuale come 'quello che potrebbe essere fatto ma non e' detto che sia stato fatto realmente' ed applica ad esso una tasformazione di coordinate. Il suo fondamentale lavoro (Nature 32, (41), 212) dimostra che e' possibile, con una trasformazione canonica, trasformare un lavoro reale in lavoro virtuale; come noto una trasformazione canonica lascia invariate alcune grandezze caratteristiche, tra cui Pelandroni dimostra essere anche lo stipendio (invariante relativistico). E' ovvio il vantaggio dell'adozione del lavoro virtuale, ma Pelandroni ha scoperto qualcosa di ancor piu' profondo; riflettendo sul significato ultimo del principio di indeterminazione, ossia sulla impossibilita' di determinare esattamente la posizione e la velocita' dell'elettrone, Egli e' riuscito a stabilire il seguente fondamentale risultato: il principio di indeterminazione si applica all'elettrone perche' questo ha la particolare proprieta' di esistere ma di non essere osservabile, ma questa proprieta' e' vera anche per il lavoro virtuale, deve dunque valere una versione estesa del principio di indeterminazione, che Pelandroni enuncia cosi':
'E' impossibile stabilire se domani il Professore fara' lezione'.