Quarta tappa Il Sé prende le redini.

Chiamiamo Sé, in questo contesto, lo spirito individuale di ciascuno di noi.

Secondo molti spiritualisti preesiste al concepimento, e sa che dovrà fare un lavoro nel mondo fisico. Comincia a sorvegliare i genitori fino alla fecondazione, in seguito presiede alla formazione dei vari veicoli, fino a quando potrà usarli per portare avanti il compito.

Secondo Steiner, cura prevalente del Sé fino al 7° anno è la formazione del corpo eterico; dall’8° al 14° è la formazione dell’astrale, dal 15° al 21° quella del mentale. Nel successivo settennio il Sé si prepara a prendere direttamente la guida dei quattro veicoli e a farne lo strumento per il compito che deve svolgere nel mondo.

A volte il Sé ha fretta. A chi non è capitato di recarsi da giovane in un luogo, o di incontrare una persona con un certo nome, che solo molti anni dopo sarebbero diventati significativi per il proprio compito nel mondo? A volte succede di credere di essere innamorati di una certa Maria o di un certo Antonio, mentre la Maria o l’Antonio “a cui il Sé puntava davvero” entreranno solo più tardi nella nostra vita.

Spesso, quando coincidenze simili avvengono, diciamo che è l’inconscio che ci guida. Ma se ci guida non può essere inconscio. Il Sé non è inconscio, ma superconscio, cioè ha una coscienza superiore a quella con cui ci muoviamo ordinariamente nel mondo fisico.

Ognuno dei 4 veicoli ha una sua coscienza, che deve essere allineata con quella del Sé. Il ruolo di questa coscienza è di grande rilievo secondo le tradizioni più diverse.

Castaneda: la coscienza è il cibo dell’Aquila (quando prendiamo coscienza di essere una cosa sola con l’Assoluto, si distrugge la nostra consapevolezza come creature).

Saggezza tibetana: chi siede in meditazione lo fa per l’intero universo (secondo alcuni non tutte le creature spirituali avrebbero coscienza, possono diventare coscienti per mezzo dell’uomo).

San Paolo: la creazione soffre le doglie del parto aspettando che i figli di Dio si rivelino (quando acquisiamo la coscienza di figli di Dio la creazione viene liberata, diveniamo l’osservatore che influenza il fenomeno osservato, conoscendo la natura vera delle cose le restituiamo alla grazia originaria).

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