Gli scacchi:

Gli errori sono tutti lì che aspettano di essere commessi!



O almeno, questo è quanto sosteneva Tartakower, ultimo dei giocatori "romantici", e degno erede (anche se ormai fuori tempo) di Morphy ed Anderssen ...
In realtà, nonostante gli errori siano sempre numerosi, anche in partite di alto livello, gli scacchi hanno sempre esercitato su di me un grande fascino proprio perché, in caso di errore, la responsabilità è sempre e comunque di chi gioca, e non certo della fortuna, del terreno pesante, dell'arbitro o di altri fattori più o meno imponderabili.
In sostanza, negli scacchi non c'è il fuorigioco; né il rigore sbagliato o non concesso; né il colpo di vento improvviso o il motore che si guasta o la sciolina sbagliata e così via.
Neanche esistono gli infortuni: fratture, stiramenti, pubalgie e persino gravi handicap fisici sono del tutto ininfluenti. Anzi, in nessun altro sport un disabile è in grado di farsi valere così tanto: per esempio, la sordità non influisce affatto sul rendimento di uno scacchista, e, per farne un altro, ci sono molti spastici che giocano senza problemi. Perfino la cecità non ostacola del tutto l'attività agonistica.

Certo, non tutti accettano facilmente che gli scacchi siano uno sport come tanti altri, e non solo un gioco un po' complicato; e che, come tutti gli sport, possa essere praticato sia a livello professionistico, sia per puro svago. Giornali e televisioni, per esempio, ignorano sistematicamente ogni notizia di scacchi che non abbia un contenuto "curioso" o addirittura scandalistico; e questo nonostante i soldi che girano, almeno ai livelli più alti, non siano poi così pochi rispetto agli sport più conosciuti. Si pensi, ad esempio, che una borsa di un milione di dollari è ormai cosa normale, nel campionato del mondo: anche in sport "ricchi" come il pugilato pochi sono gli incontri che superano questa cifra.
E in tutti i casi gli scacchi hanno, dello sport, la preparazione, lo studio degli avversari, gli allenamenti, lo stato di forma, e soprattutto la volontà di partecipare e cercare di affermarsi.

Lo sport "tradizionale" che più si avvicina agli scacchi è il tennis, che ne condivide molti aspetti, quali gli scontri individuali, i grandi tornei, le classifiche, ed anche le rivalità e lo stile di vita un po' bizzarro di certi giocatori.
A proposito di bizzarrie, è bene ricordare che l'enorme sforzo mentale richiesto dagli scacchi ai massimi livelli, è stato fatale a molti giocatori tra i più famosi: Morphy, Steinitz e lo stesso Fischer sono impazziti (anche se il solo Steinitz fu realmente ricoverato in manicomio quando cominciò a giocare a scacchi con Dio), e molti altri giocatori di grande fama devono essere considerati perlomeno "eccentrici" (compresi Kasparov e Karpov).

Per fortuna non tutti i giocatori finiscono così, anzi: fra di loro si trovano anche alcune menti tra le più brillanti dell'era moderna. Basti pensare a Lasker, filosofo, matematico ed amico di Einstein; oppure al grande Botvinnik, tra i massimi studiosi di ricerca operativa nel 20° secolo (la ricerca operativa è una scienza che studia particolari categorie di problemi, di solito quelli che riguardano l'uso migliore di risorse limitate, ed ha per questo importanti applicazioni in campo economico).
Ma anche senza arrivare al livello dei campioni del mondo citati finora, difficilmente uno scacchista di alto livello non sarà una persona colta e brillante; ed anche i giocatori dagli atteggiamenti più discutibili (si pensi ad Alekhine e allo stesso Kasparov) mantengono un fascino e una classe innegabili: ben altra cosa rispetto allo squallore di certi famosi calciatori, per esempio (anche senza fare nomi, basta pensare ai vertici del mondo del pallone negli ultimi 30 anni o giù di lì ...).

Qualcuno potrebbe pensare, a questo punto, che io sia almeno il campione italiano di scacchi, visto che di questo gioco/sport parlo così bene: assolutamente no, invece! Sono un mediocre 2° categoria, appena due gradini più su rispetto a coloro che vengono definiti "non classificati" (in genere principianti più o meno esperti). È come se in un esercito io fossi sergente ... e per arrivare ai vertici, in Italia, bisogna essere almeno Maestri Internazionali (l'equivalente di colonnelli)!
Ma se il mio gioco lascia a desiderare, non così la mia conoscenza degli scacchi per quanto riguarda regolamenti, storia, attualità, classifiche, e così via: qualche riflessione dedicata a chi vuole saperne di più, e naturalmente qualche link, potrebbero riuscire graditi.



E se vi capita di giocare a scacchi con Dio, non fate come Steinitz, che voleva addirittura concedergli il vantaggio di un pedone e del tratto!