Sento che sta arrivando un attacco di panico. E ora che faccio ?



Nota: chi ha scritto questa pagina non è neurologo, nè psicologo, nè farmacista: questi sono solo consigli nati dall'esperienza di chi ha attraversato questi problemi. Per qualsiasi correzione, aggiunta, integrazione sentitevi liberi di usare l'e-mail in fondo a questa pagina.


Non resisto : prendo una compressa

Specialmente nei momenti in cui ci si sente più deboli nei confronti degli attacchi di panico può essere utile ricorrere ad uno psicofarmaco. È ovvio che l'effetto deve essere immediato; esistono degli ansiolitici che fanno effetto entro pochi minuti dall'assunzione. Uno di questi, ad esempio, è il Tavor Expidet® ; in ogni caso il neurologo saprà consigliarci in proposito. La rapidità dell'effetto è dovuta al fatto che la compressa va fatta sciogliere sotto la lingua: in tal modo il farmaco entra rapidamente in circolo e produce rapidamente un effetto di rilassamento. Può essere utile provare per la prima volta l'effetto del farmaco in una situazione tranquilla, ad esempio in casa e soltanto metà della dose consigliata, in modo da rassicurarsi sulla rapidità e sull'intensità dell'effettto calmante. Soltanto il tenere qualche compressa di questo tipo nel portafoglio può avere un effetto rassicurante, ed ogni persona soggetta ad attacchi di panico sa quanto sia importante avere una qualche certezza che anche davanti ad un attacco si ha a disposizione un'arma di difesa. Va tenuto presente che un farmaco di questo tipo può dare dipendenza, e va usato quindi nei casi di urgente necessità ; d'altra parte, può avvenire che il solo estrarre dalla tasca la nostra arma segreta (la scatola delle compresse) può farci rilassare: è come intimidire il nostro subconscio, dimostrando a noi stessi che abbiamo intenzione di riprendere il controllo della situazione. E non è poco!


Perché respiro così in fretta ?

Un'improvvisa sensazione di ansia può essere gestita anche affrontando i sintomi della paura. Il sudore ed il tremore sono sintomi difficilmente controllabili; la respirazione invece può essere controllata. Durante un attacco di panico i respiri sono brevi, frequenti e affanosi, e tendono ad interessare la parte alta del torace. Ciò può portare a stati di iperventilazione, ovvero di eccesso di ossigeno nel sangue, con conseguente sensazione di capogiro e peggioramento della sensazione di ansia. Controlla il respiro! è la frase che dovrebbe attivarsi nella nostra mente in queste situazioni. Occorre cercare di mantenere il respiro lento e profondo, respirando con la pancia, cercando, se possibile, di lasciare delle brevi pause fra l'inspirazione e l'espirazione: così facendo, si attenua la sensazione di mancanza d'aria e si rilassa il fisico. Può essere molto utile contare le respirazioni ed ascoltare il suono dell'aria che entra ed esce dai polmoni: in questo modo ci si concentra sulla respirazione, allontanando i pensieri di ansia.


Perché pensare all'ansia?



La mia ansia sta crescendo, e salirà sempre di più, finché non sarò più in grado di controllarla: è questo il pensiero che nasce dentro di noi quando siamo preda di un attacco di panico. La cosa più difficile è rendersi conto che SIAMO CIÒ CHE PENSIAMO. Un attacco di panico, o una sensazione di ansia nasce sempre dai pensieri che, spesso inavvertitamente, si agitano nella nostra mente. Non è facile riuscire a sentire la voce della nostra mente che dice "se andrò in quella piazza mi sentirò sicuramente male" o vedere l'immagine nella nostra mente che ci raffigura in un luogo "pericoloso" in preda ad un attacco di panico o ad una crisi di follia. Riuscire a sentire queste voci interiori richiede un grosso sforzo, e soprattutto la consapevolezza che ciò che chiamiamo "il mio carattere" o "le mie reazioni automatiche" sono solo dei modi di comportamento che la nostra mente ha codificato come adattamento all'ambiente in cui viviamo o siamo vissuti da bambini. Se da bambino ero soggetto a svenire, la mia mente può aver assimilato il pensiero "sono debole, e posso sentirmi male da un momento all'altro"; così anche un semplice malore può scatenare il pensiero "sto per morire". Se da bambino i miei genitori mi hanno detto "il nonno è morto in un incidente automobilistico", ogni viaggio in auto può essere un'esperienza incredibilmente pesante in termini di ansia. Occorre spezzare il circolo vizioso
potrei sentirmi male -> cos'è questo capogiro? -> mi sto sentendo male -> potrei sentirmi male tutte le volte che ho un capogiro o vengo qui
Anche se non si riesce a cogliere queste immagini interiori, si può evitarle distraendo la mente con semplici azioni che la tengano impegnata:

  • contare mentalmente da 100 in giù sottraendo 3: 100, 97, 94, e così via. Un conteggio che richieda un minimo di attenzione può impegnare abbastanza la mente da distrarla dai pensieri di ansia;
  • entrare in un bar e comprare qualcosa, un pacchetto di caramelle o altro; entrare in un luogo chiuso (non un grande magazzino!) può rassicurare ed il parlare con qualcuno, anche un estraneo, impegna in una conversazione e distrae la mente

In ogni caso, una buona strategia consiste nel non combattere l'ansia ma osservarla mentre passa: sembra un assurdità, ma il fatto di voler combattere l'ansia ci rende consapevoli che esiste e ci fa sentire incapaci di vincerla; mentre il nostro pensiero dovrebbe essere che non siamo ansiosi , ma i nostri pensieri ci stanno rendendo ansiosi: lasciamoli passare, come una persona guarda un film non molto interessante. Se diamo importanza ad un problema difficile, si impadronirà di tutti i nostri pensieri; forse è più utile lasciarlo cadere ed impegnarci in qualcos'altro, in modo da rilassare la nostra mente e trovare la soluzione in un altro momento, quando, a freddo, saremo più capaci di affrontare il nostro problema.



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